Dal 19 al 23 giugno, con l’ultimo programma presentato in questa stagione dal Ballet du Capitole, a Tolosa, Kader Belarbi, direttore del balletto, rende omaggio a una figura mitica della storia della danza del XX secolo: Vaslav Nijinsky (1889-1950).
Vaslav Nijinsky, danzatore eccezionale per virtuosismi e capacità interpretative, e creatore dal genio singolare ed eclatante. Nato a Kiev, nel 1889, in una famiglia di danzatori e acrobati girovaghi polacchi, entrò nella Scuola di Danza dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo nel 1898. Notato rapidamente per le sue straordinarie qualità, divenne il partner preferito delle più autorevoli Ballerine del Balletto dei Teatri Imperiali: Matilda Tchessinskaya, Anna Pavlova e Tamara Karsavina. Nel 1908 incontrò colui che avrebbe sconvolto la sua vita, artistica, sociale, culturale e emozionale: Serge Diaghilev, l’impresario fondatore dei Ballets Russes, del quale diventò il protégé e l’amante. Per dieci anni, 1909-1919, Nijinski brilla per incomparabile fascino all’interno dei Balletts Russes, dove crea i ruoli più famosi firmati da Mikhail Fokine; è adorato dal pubblico occidentale per la potenza e la bellezza della sua danza, per il proprio dono di incarnare il movimento con una forza istintiva, quasi animalesca, e insieme di trascenderlo. Realizza la sua prima coreografia, L’Après-midi d’un faune, nel 1912; con questo titolo volta le spalle al balletto di stampo classico accademico, e sconcerta e scandalizza il pubblico, così come farà La Sagra della Primavera (1913). In quello stesso anno, si sposa con una giovane aristocratica ungherese, Romola de Pulszky, unione che sconvolge Diaghilev, che immediatamente lo licenzia. Questo fatto, e la doppia rottura con Diaghilev, emotiva e artistico, accelera il deterioramento del suo stato psichico. Quando torna dagli Stati Uniti nel 1916, dove ha creato il suo ultimo balletto, Till Eulenspiegel, si trasferisce in Svizzera. In questo momento appaiono i primi segni della malattia mentale, la schizofrenia. Tra ripetuti soggiorni in ospedale, lavora a un sistema di scrittura di danza, disegna e scrive il suo diario, pieno di annotazioni esorbitanti e scandalose, che verranno censurate, per la pubblicazione, dalla moglie. Quindi affonda definitivamente nella follia, e muore a Londra nel 1950.
Per celebrare il cosiddetto “Dio della danza “, Kader Belarbi ha invitato quattro coreografi: John Neumeier, David Dawson, Michel Kelemenis e Stijn Celis, a ciascuno dei quali ha chiesto di rivisitare, in modo contemporaneo, la figura emblematica di Nijinsky, attraverso i ruoli da lui vissuti in scena. Tre titoli dal repertorio, e una creazione, compongono il programma di questa serata, in un tributo che, oltre ai ballerini del Ballet du Capitol, prevede la presenza, sul palco della Halle aux Grains, dei pianisti Nino Pavlenichvili e Jonas Vitaud e del mezzosoprano Victoire Bunel.
Con Vaslaw, il grande coreografo americano John Neumeier affronterà in prima luogo la personalità enigmatica e leggendaria di Nijinsky, su estratti del Clavicembalo ben temperato e delle Suites francesi di Johann Sebastian Bach. Più che l’immagine del favoloso ballerino dei Ballets Russes, Neumeier dipinge il ritratto di un uomo appartato e vulnerabile, e di un coreografo visionario e incompreso. Per evocare l’evanescenza e il profumo di una rosa, Michel Kelemenis ha scelto due melodie notturne di Hector Berlioz: Villanelle e Le Spectre de la Rose. Il suo pezzo, Kiki la Rose, offrirà una variazione intorno a famose sequenze danzate da Nijinski, interprete de Le Spectre de la Rose di Michel Fokine (1911). Il coreografo britannico e artista associato al National Ballet of Holland dal 2015, David Dawson presenterà con Faun(e) una lettura intima e astratta del famoso L’Après-midi d’un faune, su una versione per due pianoforti del Preludio a Il pomeriggio di un fauno di Claude Debussy. Il coreografo fiammingo Stijn Celis, nel frattempo, proporrà la sua versione di Petrouchka, il burattino che fu uno dei grandi successi di Nijinski, un titolo nel quale riuscì ad incantare e a commuovere il pubblico.
Ermanno Romanelli