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Spoleto, Festival dei due Mondi, omaggio ad Hans Van Manen

Het Nationale Ballet foto Hans Gerritsen

È soprattutto un sentito omaggio ad Hans Van Manen, classe 1932, perciò “grande vecchio” della scena di danza europea, il tour europeo che il Dutch National Ballet & the Junior Company offrono al pubblico, italiano e non, con diversi titoli del coreografo olandese, per un totale di nove serate di spettacolo “fuori casa”.
La prima tappa è in Germania, dal 22 al 23 giugno, Festspielhaus, Baden-Baden, con un programma misto e opere di Van Manen (Kleines Requiem), Juanjo Arqués (Ignite) e Wayne McGregor (Chroma). Ad Amburgo, Staatsoper, dal 25 al 26 giugno, la compagnia è invitata da John Neumeier ad esibirsi all’Hamburger Ballett-Tage, con un programma composto da quattro pezzi di Van Manen: Frank Bridge VariationsSymfonieën der NederlandenSarcasmen e 5 Tango’s. L’Inghilterra è raggiunta dalla Compagnia Junior (5-6 luglio, Young Talent Festival, Linbury Theatre, Royal Opera House, Londra), con un programma misto, composto da titoli di Van Manen (In the Future), Ernst Meisner (No Time Before Time), Juanjo Arqués (Fingers in the Air), Daniela Cardim (Cosa ti ha portato qui) e Charlotte Edmonds (Fuse).

In Italia la troupe è al Teatro Romano di Spoleto (5-7 luglio, ore 21:30), per la 62ma edizione del Festival dei 2 Mondi. Nello stesso luogo, la programmazione di danza ha previsto, per il 28 e 29 giugno, il singolare My French Valentino, viaggio a ritroso nel mito e negli anni di Rodolfo Valentino, che la coreografa Valérie Lacaze firma per i giovani ballerini della École-Atelier Rudra Bejart, fondata a Losanna nel 1992 da Maurice Bejart, e diretta oggi da Michel Gascard.

Per il Balletto Nazionale Olandese l’antica platea spoletina è invece il salotto di una affascinante e necessaria, per il bene degli occhi e della memoria, Ode to the master. Con Adagio Hammerklavier, creato da Van Manen nel ’73, sull’Adagio della Sonate für das Hammerklavier, no. 29, opera 106, di Ludwig van Beethoven, non soltanto il pubblico gusta un bell’anticipo delle celebrazioni per il 250° anniversario, nel 2020, della nascita del compositore, ma sarà possibile immergersi in una delle coreografie più liriche create da Van Manen. Il balletto, per tre coppie, inizia esibendo le disarmonie nelle relazioni causate da desideri non realizzati, con forti reazioni espresse tra frustrazioni, rabbia o malinconia. Il primo duetto mostra una costante oscillazione tra attrazione e repulsione, che diventa più feroce e più appassionata nel secondo. Le risonanze negative dell’irritazione causata da un invito senza risposta al partner, sono risolte nel duetto finale, nel segno della armonia più pura, con una chiave di volta che legge e fornisce la nota dominante all’insieme. La quintessenza del balletto si svela infatti nella variazione maschile, iniziata con accenti di vanagloria, poi interrotta da un portamento che chiede, affettuosamente, scusa, e accettazione incondizionata. Van Manen mantiene qui l’abbondanza di esplosioni emotive che sono la sua cifra, con un accumulo di tensioni sciolte prima di raggiungere il culmine. Si spiegano in questo modo il flusso e il riflusso continuo di sentimenti, così dominanti in questo balletto, in cui le pose e i close up assegnati ad un singolo gesto sono tanto essenziali come la danza. Il pezzo è stato definito “Un esempio di introspezione ed emozioni controllate. Adagio, dice Van Manen, non è un balletto al rallentatore, ma un movimento in corso al minimo livello di movimento possibile”, e “Una festa per tre coppie, il balletto di Van Manen più amato di sempre”. Altro giro e altra corsa con 5 Tango’s, sfolgorante dimostrazione di movimento, su cinque tanghi, appunto, creati da Astor Piazzolla. Dal 1977, il brano è  stato eseguito con successo in tutto il mondo, per il fascino esercitato dal doppio e innovativo binario espressivo, che combina il fuoco e la passione del tango con la “distanza” e l’apparente “freddezza” tenuta dalle forme accademiche del balletto. Debutta nel ’96 Kleines Requiem, su un tappeto di musiche firmate da Henryk Mikolaj Górecki, Kleines Requiem für eine Polka, opera 66. I suoni oscuri, misteriosamente allusivi del compositore polacco, accompagnano i passi dei ballerini attraverso il palcoscenico in una serie di duetti che confluiscono in palcoscenico, per raccontare, in modo insieme malinconico e confortante, i temi della separazione, della morte e della solitudine.
Ermanno Romanelli

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