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Al Teatro dell’Opera di Roma titoli classici e grandi del ‘900

Il lago dei cigni Salvi Louvet foto Yasuko Kageyama

Nella nuova stagione di balletto del Teatro dell’Opera di Roma brillano Il lago dei cigni, di Benjamin Pech da Marius Petipa e Lev Ivanov, un omaggio a Jerome Robbins, una  nuova versione de Il Corsaro affidata a José Carlos Martínez, un trittico con opere di Lifar, Balanchine, Pastor, e Notre-Dame de Paris di Roland Petit.

La nuova stagione di balletto 2019 – 20 del Teatro dell’Opera di Roma, presentata dalla sindaca di Roma e presidente della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, Virginia Raggi, e dal sovrintendente Carlo Fuortes, in continuità con gli ultimi anni, potenzia la valorizzazione della cultura ballettistica. La cura per i propri ballerini, le scelte di variegata qualità per la programmazione, l’attenzione per il pubblico sono i punti focali del programma presentato. La stagione s’inaugura con la ripresa di un balletto record d’incassi: Il lago dei cigni, coreografia di Benjamin Pech, già étoile dell’Opéra di Parigi, primo maître e assistente alla Direzione del Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Il titolo, in scena dal 31 dicembre 2019 all’8 gennaio 2020, tra i più famosi e amati, è una fiaba romantica percorsa dall’eterno conflitto tra Bene e Male, che ancora oggi, con il suo intenso simbolismo, continua ad affascinare gli spettatori di tutto il mondo. Pech, in gran parte fedele al libretto immaginato da Marius Petipa, rielabora la drammaturgia, e crea la propria versione: il mago Von Rothbart, che nella storia originaria trasforma la principessa in cigno, non c’è. È Benno, insospettabile amico del Principe Siegfried, a ricoprire il ruolo del malvagio. Benno, geloso e avido di potere, manipola il Principe per tutto il balletto, e solo alla fine del terzo atto rivela la sua vera natura, e svela l’inganno. Il tradimento che si compie a opera di Benno nei confronti del Principe, e del Principe nei confronti di Odette pur senza volerlo, è il tema centrale di questa versione. La morte incombe metaforicamente sulla scena portando con sé Odette. Benno raggiunge il suo scopo, ma la purezza di cuore del principe, che tutto perdona, lo disarma. Il lavoro di Pech dialoga con un allestimento magico fatto di scene raffinate e preziosi decori dello scenografo Aldo Buti con le luci di Vinicio Cheli. L’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma è diretta dal maestro Nir Kabaretti e dal maestro Carlo Donadio.

Al genio di Jerome Robbins si consacra la Serata Robbins con un programma speciale composto da Glass piecesIn the Night eThe Concert, in scena dal 30 gennaio al 5 febbraio. Glass pieces di Robbins debutta il 12 maggio 1983 al New York State Theater, con il New York City Ballet. È un lavoro altamente formale, articolato in tre sezioni, dove Robbins sovrappone a un vocabolario tradizionale concetti provenienti dalla postmodern dance e costruisce schemi di movimento e ritmi visibili che traducono in architettura fisica le musiche di Philip Glass: Rubric e Façades (dall’album Glassworks), accanto ad estratti dall’opera Akhnaten. Il risultato è un sofisticato linguaggio moderno che è allo stesso tempo ipnotico e carico di energia, quella di ben quarantadue ballerini in scena. Le scene sono dello stesso Robbins con Ronald Bates, i costumi di Ben Benson. In the Night è creato da Robbins nel 1970 per il New York City Ballet. Tre diverse coppie di innamorati sono le protagoniste di questo elegante e raffinato balletto: una prima coppia è formata da giovani, una seconda da lirici e un’ultima da passionali amanti che s’incontrano sotto il cielo stellato di mezzanotte. I tre pas de deux esprimono coreograficamente i diversi temperamenti delle tre coppie sulle note di tre Notturni di Frédéric Chopin. La prima coppia invade il palcoscenico con una danza fluida di tenera espressività; la seconda interpreta un duetto molto raffinato ed elegante; l’ultima esegue una danza d’impetuoso contrappunto, qui affidato alla grinta di Eleonora Abbagnato. Lei oscilla tra il furore esplosivo e la supplica disperata, e con il partner anima una disputa e una riconciliazione. Questo affascinante affresco delle peripezie amorose si conclude con una danza d’insieme di tutte le coppie. I costumi sono di Anthony Dowell, che nel 1973 danza in maniera memorabile In the night al Royal Ballet.Robbins crea The Concert, ovvero The Perils of Everybody per il New York City Ballet con il quale debutta il 6 marzo 1956 al City Center of Music and Drama di New York. Il balletto, particolarmente brillante, in un atto, ritrae i comportamenti di un pubblico che ascolta un concerto per pianoforte, e affresca situazioni ricorrenti durante i concerti, innescando un crescendo di gag dalla forte componente umoristica. Il pianista suona Frédéric Chopin in scena: gli spettatori lo raggiungono, si portano una sedia e animano comicamente il concerto, esternando, con gesti e atteggiamenti, i comportamenti che li caratterizzano. C’è il ragazzo attento che siede in prima fila, le due donne che scartano caramelle e disturbano il ragazzo parlando in continuazione, la donna bella e sinuosa che ascolta languidamente il concerto appoggiandosi al pianoforte, la donna vigorosa dal forte temperamento, il marito premuroso succube della moglie dispotica, il timido occhialuto, il ritardatario che disturba i presenti, la maschera che chiede i biglietti e fa spostare gli spettatori da un posto all’altro. Le scene sono di Saul Steinberg e Edward Gorey, i costumi di Irene Sharaff. Le luci della Serata Robbins sono di Jennifer Tipton. L’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma è diretta dal maestro Carlo Donadio.

In scena dal 1 all’8 marzo, con anteprima giovani il 28 febbraio, è Il Corsaro di José Carlos Martínez, nuova creazione su produzione del Teatro, con allestimento di Francesco Zito e luci di Vinicio Cheli. Il Corsaro, originariamente Le Corsaire, balletto in tre atti basato sul poema Il corsaro di Lord Byron (1814), venne musicato nel 1856 da Adolphe Adam, per le coreografie di Joseph Mazilier. In seguito il balletto è stato ampiamente rimaneggiato da molti autori, con notevoli aggiunte musicali, anche se la versione di riferimento resta quella firmata da Marius Petipa, dal 1858 al 1899. José Carlos Martínez torna allo scenario originale facendone un balletto in due atti, alleggerito dalle aggiunte fatte nel tempo, creando una nuova coreografia. L’Orchestra del Teatro dell’Opera è diretta dal maestro Alexei Baklan.

La formula del trittico si rinnova forte del successo ottenuto negli ultimi anni con tre capolavori: Suite en blancSerenade eBolero, rispettivamente di George Balanchine, Serge Lifar e Krzysztof Pastor, in scena dal 6 al 10 maggio. Anteprima giovani il 5 maggio. La serata si apre con la poesia di Suite en blanc, balletto non narrativo in un atto creato da Lifar nel 1943 per la compagnia dell’Opéra di Parigi. Il coreografo afferma che nel comporre questo capolavoro si è concentrato esclusivamente sulla danza pura, indipendentemente da ogni altra considerazione, animato dalla volontà di creare delle belle visioni. Il risultato è una successione di frammenti coreografici autonomi, tuttavia accomunati tra loro dal medesimo stile neoclassico. Eleonora Abbagnato balla l’Adage di Suite en blanc. Segue Serenade, primo balletto americano di Balanchine creato nel 1934 a partire da Serenata in do maggiore per orchestra d’archi di Čajkovskij. Il balletto, pietra miliare della storia della danza, senza trama, si divide in quattro movimenti. Come Balanchine stesso disse nasce dal desiderio di “fare un balletto che non mostrasse quanto danzavano male” i suoi ballerini, ma, come lui aggiunse, “in Serenade c’è la traccia di un uomo che incontra una donna, se ne prende cura, e di un destino che li allontana. La creazione nel tempo ha subito varie modifiche, ma la struttura generale è rimasta quella originale. I costumi sono di Barbara Karinska. Conclude la serata il Bolero, di Pastor, creato nel 2012. Il titolo occupa un posto speciale nella storia della musica e della danza. La prima produzione ballettistica di Bolero è di Bronislava Nijinska per Ida Rubinstein, che nel 1928 è presentato al pubblico parigino. La versione che ha segnato la storia e ancora oggi si pone come un’icona dell’arte del balletto è quella, leggendaria, di Maurice Béjart. Pastor, consapevole del fatto che da sempre il Bolero è stato concepito “in cerchio”, generalmente con un tavolo rotondo al centro del palcoscenico con un solista, donna o uomo, che danza su di esso e gli altri ballerini tutti intorno, e a conoscenza del desiderio di Ravel di rappresentarlo in uno spazio aperto con un’industria sullo sfondo, decide di usare un ampio spazio rettangolare. Da qui sviluppa la sua idea e affida l’esecuzione del suo Bolero a un uomo e a una donna, una coppia principale con un corpo di ballo che li ingloba e li rilascia. Interprete d’eccezione di questo Bolero è Eleonora Abbagnato. Le scene e i costumi sono di Tatyana Van Walsum, le luci di Bert Dalhuysen. L’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma è diretta dal maestro Façal Karoui.

La stagione di balletto 2019 – 20 si conclude con un capolavoro dal titolo evocativo e tristemente attuale: Notre-Dame de Paris,del coreografo francese Roland Petit, qui ripreso da Luigi Bonino, Direttore Artistico del Repertorio Roland Petit. Notre-Dame de Paris è in scena dal 24 settembre al 1 ottobre. Anteprima giovani 23 settembre. Mentre Roland Petit, affascinato dalle vicende del Medioevo, epoca caratterizzata da una visione mistica del mondo, e spinto dal desiderio di modernizzarlo, pensa di realizzare un balletto a partire da Il monaco di Lewis, si ritrova a leggere il capolavoro di Victor Hugo, Notre-Dame de Paris, e a riscrivere, seguendo la trama di Hugo, il libretto per l’omonimo balletto che nel 1965 debutta sul palcoscenico del Palais Garnier, Opéra di Parigi. Notre-Dame de Paris di Petit, balletto d’azione in due atti, ambientato nella Parigi del 1482, è una creazione totale, uno spettacolo unico e originale fatto di danza, partiture musicali, scene e costumi che dialogano vivamente tra di loro aggiungendo qualcosa in più al tema originale. In una collaborazione d’eccezione, sono riuniti artisti di grande personalità: lo stilista Yves Saint-Laurent, lo scenografo René Allio, il compositore Maurice Jarre. Il corpo di ballo è qui il popolo francese, un vero coprotagonista, un collante e un elemento di supporto per i personaggi principali. Esmeralda, Quasimodo, l’arcidiacono Frollo e il capitano Phoebus emergono, da questo corpus narrativo e coreografico dal forte impatto visivo ed emotivo, con potenza. Le loro intrigate vicissitudini danno vita a un vero dramma delle passioni, dal quale svetta il protagonista assoluto, Quasimodo. Petit fa nascere questo personaggio dentro di sé e lo interpreta alla prima rappresentazione. Con Petit, Quasimodo perde la gobba e non è un mostro, ma un ragazzo complessato a causa delle conseguenze di un brutto incidente. In lui, come in Esmeralda, considerata una strega perché allevata dagli zingari, Petit vede persone rifiutate dalla società perché diverse: questo è il punto di partenza del suo balletto e della sua geniale opera di modernizzazione. Quasimodo è destinato alla rigenerazione ed è lui nell’ultima scena a portare la morta Esmeralda in un altrove dove anche i rifiutati trovano il riposo eterno. L’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma è diretta dal maestro Louis Lohraseb.

Se i protagonisti assoluti di questa nuova stagione sono l’étoile Rebecca Bianchi, i primi ballerini Susanna Salvi, Claudio Cocino e Alessio Rezza, i solisti e il corpo di ballo diretti da Eleonora Abbagnato, la programmazione s’impreziosisce di guest internazionali che si alternano ai talenti del Teatro. Gli ospiti che balleranno sul palcoscenico del Costanzi, per la ripresa de Il lago dei cigni, sono Amandine Albisson e Germain Louvet, étoile dell’Opéra di Parigi; Anna Tsygankova, principal dancer Dutch National Ballet, e Daniel Camargo étoile internazionale; Zachary Catazaro étoile internazionale per In the night; Olesja Novikova, principal dancer del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, Leonid Sarafanov, principal dancer presso il Teatro Michajlovskij di San Pietroburgo, Isaac Hernández, lead dancer dell’English National Ballet, per la nuova creazione de Il Corsaro; Friedemann Vogel, principal dancer dello Stuttgart Ballet per Bolero insieme ad Abbagnato, e Adamzhan Bakhtiyar, principal dancer del Teatro dell’Opera di Astana per Notre-Dame de Paris. Per la prossima stagione di Caracalla, oltre a numerosi Extra che saranno annunciati volta per volta nel corso dei prossimi mesi, oltre a tre spettacoli d’opera, ci sarà anche un nuovo balletto, una serata diretta da Gareth Valentine con le coreografie di Derek Deane, intitolata Strictly Gershwin.

E.R.

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