MILANO – Dopo la lunga parentesi dovuta al forzato isolamento, ha ripreso felicemente vita, a Milano, FOG Triennale Milano Performing Arts, festival dedicato, nella quinta edizione, ad alcune tra le più interessanti e provocanti forme di teatro, danza, performance e musica.
Il progetto è tanto ricco e articolato che solo una escursione sul web (triennale.org) ne chiarisce l’identità e il calendario: vocazione internazionale e pluridisciplinare, 35 artisti provenienti da Stati Uniti, Argentina, Francia, Svizzera, Germania, Mali, Giappone, Regno Unito, Iran, Cipro, Spagna, Austria e Italia, per una finestra aperta sul mondo. Sono 30 gli appuntamenti, con 9 produzioni e coproduzioni targate FOG, 2 prime assolute, 16 prime nazionali, 7 tra concerti e dj set per un totale di 88 repliche complessive.
Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, dichiara: “FOG si conferma un appuntamento centrale della nostra programmazione, un festival che per tre mesi porta a Milano gli artisti più interessanti della scena performativa internazionale, con proposte e progetti che si connettono alle mostre, al public program e agli eventi di Triennale”.
Le suggestioni che attraversano e guidano l’edizione 2022 sono molteplici: indagano la relazione tra corpo e tecnologia, realtà e percezione, violenza e potere, identità e libertà, collasso dell’antropocene e narrazione multispecie, memoria e futuro. Temi e riflessioni si alternano in un flusso discontinuo, con paesaggi in cui il corpo prende il centro della scena nel rapporto con il tempo, lo spazio, l’identità, la fragilità, la natura, in stretto dialogo con i temi della 23ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano, incentrata sui misteri e l’ignoto.
“In questo tempo incerto – dice Umberto Angelini, Direttore artistico di Triennale Milano Teatro –, FOG intende rappresentare un laboratorio, un autentico organismo mutante in grado di far coesistere tensioni e sensibilità artistiche differenti, accomunate da uno sguardo radicale e radicato nella contemporaneità.”
La danza, esplorazione del rapporto tra corpo e spazio nel movimento, è da sempre protagonista di FOG. Gli mk, di Michele Di Stefano (artista associato per il triennio 2022-2024), mettono al centro di Maqam il sistema di organizzazione melodica della musica araba tradizionale, una tecnica di improvvisazione musicale largamente praticata in tutto il Medio Oriente (8-9 marzo). Boris Charmatz torna in Triennale (11-12 marzo) come autore e interprete di una prima nazionale: Somnole, incentrato sull’esplorazione del confine sonno/veglia, e il suo inatteso potenziale creativo.
Altro artista associato di Triennale Milano Teatro 2022-2024, Alessandro Sciarroni, insieme a CollettivO CineticO, presenta Dialogo terzo: In a landscape, “coreografia emozionale dello sguardo”, che prende spunto dal titolo dall’omonima composizione firmata da John Cage (12-13 marzo).
L’attualità è il punto di partenza di Never Twenty One, del coreografo franco-maliano Smaïl Kanouté, ispirato all’hashtag reso celebre dal movimento Black Lives Matter, in riferimento alla giovane età delle vittime di armi da fuoco da New York a Johannesburg (22-23 marzo). FOG approfondirà il lavoro di Kanouté presentando in prima italiana all’Institut Français Milano i cortometraggi Yasuke Kurosan, Never Twenty One e So Ava, trilogia sul colonialismo e la persistenza di riti ancestrali come affermazione identitaria (21 marzo).
Da non perdere le visionarie azioni performative de Il duo giapponese Aguyoshi si esibisce per la prima volta fuori dal paese d’origine con “Moyayoshi”, mix di danza contemporanea, Butoh e danza classica (1-2 aprile). Prende spunto dalla Bayadère, per affrontare il tema impossibile della rappresentazione della morte, la suggestiva lecture-performance Dying on Stage del cipriota Christodoulos Panayiotou, protagonista dell’arte contemporanea internazionale (2 aprile).
Annamaria Ajmone, artista associata di Triennale Milano Teatro per il triennio 2022-2024, con La notte è il mio giorno preferito, continua la sua indagine coreografica sul mondo animale e naturale (6-7 aprile).
Il 13 e 14 aprile la compagnia spagnola La Veronal, fondata e diretta da Marcos Morau, costituita da artisti provenienti da discipline differenti (danza, cinema, fotografia e letteratura) con Pasionaria, partitura per otto danzatori, mette in discussione il concetto di progresso e i valori individualistici che dominano la nostra società.
Le possibilità di relazione tra esistenza individuale ed esperienza collettiva sono al centro del solo My Body di Stefania Tansini (27-28 aprile). Swans never die è un progetto su danza e memoria, pallido riflesso del sublime “La morte del cigno”, pietra miliare della storia della danza, diventa una proposta multilaterale con le personali variazioni sul tema di Camilla Monga, Chiara Bersani, Philippe Kratz e Virna Toppi (30 aprile).
Dance On Ensemble, progetto fondato nel 2015 a Berlino per esplorare il rapporto tra danza ed età, presenta il 12 e 13 maggio quattro lavori differenti: Deep Song di Martha Graham, nel restaging di Miki Orihara (insieme all’installazione Everything – Nothing firmata da Tim Etchells), Works in Silence di Lucinda Childs, MARMO di Ginevra Panzetti/Enrico Ticconi (già vincitori nel 2019 del Premio Hermès Danza Triennale Milano).
Lo spazio pubblico torna infine protagonista, nella sua relazione con il corpo umano, in Improvvisazioni itineranti in Parco Sempione di Ariella Vidach, progetto realizzato in collaborazione con Triennale Milano Teatro, che coinvolge giovani danzatori e performer con il coordinamento coreografico dell’artista (14 maggio).
Ermanno Romanelli