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Gli stati alterati del corpo per la Biennale Danza a Venezia

Bogotá di Andrea Peña ph. Félixe Godbout Delavaud

VENEZIA – Ha un titolo singolare e prospettico, Altered States, il 17. Festival Internazionale di Danza Contemporanea che si apre a Venezia, dal 13 al 29 luglio, con un calendario talmente fitto di appuntamenti che diventa obbligatorio consultare il sito www.labiennale.org.

È questa la terza edizione della Biennale Danza diretta dal coreografo britannico Wayne McGregor, rapido ed energico, come è nel suo stile, a improntare di sé la più importante e densa tra le manifestazioni di danza organizzate in Italia.  Gli danno man forte artisti da ogni angolo del mondo, “alchimisti del movimento” secondo McGregor, divisi tra l’Arsenale e i Teatri Malibran, Piccolo Arsenale e del Parco a Mestre.

Ritratto di Simone Forti, Leone d’oro alla carriera Biennale Danza 23 ph. JasonUnderhill

Giovedì 13 luglio, alle 17.30, alle Sale d’Armi dell’Arsenale l’apertura è con il Leone d’oro alla carriera alla coreografa italo-americana Simone Forti, inossidabile e indomita vecchietta, a 88 anni, della postmoderndance. La mostra retrospettiva a lei intitolata, con video e documenti, realizzata in collaborazione con il Museum of Contemporary Art, Los Angeles (MOCA), è aperta per tutta la durata del Festival. È ripercorso il lavoro da pioniera della Forti, dagli anni ‘60 fino ai nostri giorni, con filmati, ologrammi, disegni, dipinti e il riallestimento delle leggendarie Dance Constructions, che Forti sviluppò agli esordi della sua carriera di artista del movimento, come ha sempre preferito definirsi. Le Dance Constructions mescolano gioco, improvvisazione strutturata e interazione con oggetti del vivere quotidiano. I giovani danzatori di Biennale College daranno nuova vita a tre delle Constructions: Hangers, che prevede l’uso di corde appese al soffitto; Slant Board, immaginata a partire da un pannello in compensato inclinato; Huddle, che senza ricorrere a oggetti fa dei corpi intrecciati dei danzatori stessi una costruzione entro cui muoversi e ripensare il movimento.

Navy Blue di Oona Doherty ©Sinje Hasheider

Alle 19.30, alle Tese dei Soppalchi dell’Arsenale, debutta in prima assoluta Bogotá, della coreografa colombiana di stanza a Montréal Andrea Peña. A seguire, alle 22.00 al Teatro alle Tese, Oona Doherty, già vincitrice del Leone d’argento nel 2021, presenta in prima per l’Italia la sua ultima creazione, Navy Blue.

Debutto in Biennale (Tese dei Soppalchi, ore 19.30) Andrea Peña, vincitrice del primo bando internazionale per una nuova coreografia promosso dalla Biennale Danza. Il suo Bogotá esplora morte e resurrezione attraverso la storia: la colonizzazione; l’innestarsi della cultura barocca europea sull’immaginario autoctono; il paesaggio, che dopo i molti sconvolgimenti si modella nell’ambiente post-industriale. E il corpo in tutte le sue dimensioni è il documento vivente in cui si inscrivono conflitti e trasformazioni del nostro tempo. Il lavoro, radicato nel realismo magico di Bogotá, scava nelle origini latino-americane di Andrea Peña, per ricercare in scena la capacità unica di assimilare il simbolico al reale, il mondo dei morti a quello dei vivi, il sacro al profano, in un sincretismo espressivo che tiene insieme gli opposti. Classe 1990, Andrea Peña dirige a Montreal la compagnia multidisciplinare Andrea Peña & Artists (AP&P), fondata nel 2014.

Navy Blue di Oona Doherty © Dajana-LothertTiA – Haus der Berliner Festspiele

Torna alla Biennale Danza la coreografa nordirlandese Oona Doherty, che firma Navy Blue in scena alle 22.00 al Teatro alle Tese. Diviso in due parti, lo spettacolo giustappone la lussureggiante musica di Rachmaninov alle pulsazioni adrenaliniche di Jamie xx, le gerarchie della danza alla libertà creativa, i singoli individui all’immensità dell’universo. Nel primo tempo dodici danzatori in tuta blu si muovono alla ricerca dell’unisono fra reminiscenze classiche rilette con sensibilità contemporanea sulle note del Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, tra fascinazione per l’armonia e desiderio di romperne ordine e regole. La tensione sale e segna una cesura con il secondo tempo, quando i corpi si liberano, i pugni si alzano minacciosi, i gesti alludono a lotta e resistenza mentre una voce fuori campo scandisce sulla colonna sonora di Jamie xx un testo scritto a quattro mani dalla stessa Doherty con l’autore, attore e regista Bush Moukarzel, ispirandosi al Pale Blue Dot dell’astronomo Carl Sagan. Il desiderio di rottura e di denuncia slitta dal mondo della danza al mondo in generale, alla storia, alla politica, alla società con i suoi conflitti e le sue contraddizioni, a quel pallido puntino azzurro che è la terra vista dai confini del sistema solare, all’insignificanza della vita di fronte alla distesa di uno spazio infinito.

Acquisto dei biglietti online (www.labiennale.org) e nei punti vendita della Biennale: Ca’ Giustinian (10.00>17.00), Infopoints ai Giardini e all’Arsenale (11.00>19.00), un’ora prima dell’inizio degli spettacoli presso la biglietteria dedicata all’Arsenale
Ermanno Romanelli

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