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Incontro di culture in Mbira, spettacolo di Roberto Castello

Mbira, foto Ilaria Scarpa

Venerdì 5 luglio, ore 21:30, a Vignale Monferrato Festival debutta Mbira, il nuovo spettacolo di Roberto Castello, una produzione ALDES – Teatro della Cooperativa con il sostegno di MIBAC / Direzione Generale Spettacolo dal vivo, REGIONE TOSCANA / Sistema Regionale dello Spettacolo.

 Dopo il debutto a Vignale Monferrato Festival, l’allestimento sarà in tournée a Insolito Festival, Parma; Festival Diffusioni, Terranuova Bracciolini; Anghiari; Festival Itinerante la Notte della Taranta; Barga Jazz, Lucca.

Mbira, centrato sul rapporto fra Africa e Europa, parola dai molti significati, dà il titolo a un concerto di danza, musica dal vivo e parole, per piazze e palcoscenici. Due danzatrici, due musicisti e un regista invitano con una festa, fuori dagli slogan della politica, paure e romanticismi, ad osservare cosa produce l’incontro di due continenti, quanto i colonizzatori possano, senza saperlo, essere “colonizzati”, e quanto questo possa essere, se e quando lo è, un bene per tutti.

Il debutto è preceduto da una serie di anteprime: il 25 giugno, a Spam!, la sede di ALDES, a Porcari (Lucca); il 29 giugno al Festival Diffusioni, di Terranuova Bracciolini  (Arezzo; il 3 luglio a Insolito Festival, a Parma. Seguiranno il debutto, in un calendario ancora in via di definizione, Anghiari, il 3 agosto; il Festival Itinerante la Notte della Taranta, Barga Jazz, a Barga (Lucca) l’11 agosto.

Mbira, concerto di danza, musica dal vivo e parole, vedrà in scena lo stesso Roberto Castello, autore dei testi con Renato Sarti, e le danzatrici Ilenia Romano (interprete per Adriana Borriello, Roberto Castello, Roberto Zappalà), Giselda Ranieri (autrice e interprete, per Roberto Castello e Cosmin Manoluescu, ricercatrice nel campo della composizione istantanea), che si alterneranno con Susannah Iheme (autrice e interprete, performer per Sosta Palmizi, Jérome Bel, Maurizio Lombari, Giancarlo Cauteruccio e per Marina Abramovic, a Firenze nel 2018/2019, co-fondatrice di Gruppo M.U.D.). Insieme a loro sono i musicisti Marco Zanotti (alle percussioni e limba, compositore, performer e producer, profondo conoscitore della musica africana, direttore della Classica Orchestra Afrobeat, traduttore e curatore dell’edizione italiana della biografia di Fela Kuti, per Arcana edizioni), e Zam Moustapha Dembélé originario del Mali, griot (voce e kora, tamanì, balafon, polistrumentista, cantante e compositore, costruttore di strumenti). Lo spettacolo è pensato tanto per il palcoscenico quanto per le piazze; nel non porre limiti di spazio nella relazione con il pubblico, cerca di superare i confini fra generi, utilizzando diversi piani espressivi, conducendo chi guarda, in un giocoso crescendo emotivo, dalla contemplazione alla partecipazione. Il finale ideale di Mbira è una festa che vede danzare insieme pubblico e interpreti. Mbiraparte dalla necessità di uno sguardo non stereotipato sull’Africa, che metta da parte pregiudizi positivi e negativi, strumentalizzazioni politiche e culturali, paure ma anche romanticismi e ingenuità. La premessa è che quando una cultura ne incontra un’altra, questa ne risulta inevitabilmente cambiata, e ciò è sempre un bene. Mbira si sofferma sul nostro rapporto con l’Africa, continente che neanche 150 anni fa l’Europa ha invaso e si è spartito, tirando righe sommarie sulla carta geografica, e che i nazionalisti europei di oggi vorrebbero continuare ad “aiutare a casa sua”, sul rapporto fra la sua e la nostra cultura, su quanto, nonostante la granitica presunzione di superiorità che gli europei hanno sempre avuto nei confronti dei “selvaggi africani”, l’incontro fra la cultura europea, fondata sulla scrittura di lettere, numeri o codici binari, e quella africana,  essenzialmente orale, ha prodotto un cambiamento profondo anche in Europa. Dice Roberto Castello: “Ci sono state fasi della storia in cui la convinzione di possedere verità assolute ha contribuito a creare coesione e un comune sentire fra popoli e culture diversi, e a creare i presupposti per la loro pacifica coesistenza. Le contingenze attuali però sono del tutto nuove. Ogni cultura oggi è in contatto e interconnessa con ogni altra, e questo impone a tutti lo sforzo di un atteggiamento più curioso, umile e rispettoso nei confronti dei valori delle altre. L’incontro fra diversi modi di interpretare la realtà, invece di essere percepito come un pericolo, dovrebbe essere l’occasione per affinare nuovi strumenti di approccio all’esistenza, nuove sintesi capaci di dare risposte adeguate ad una dimensione che, a livello planetario, non ha più nulla, o quasi, in comune con i momenti della storia in cui sono nate e da cui hanno preso le mosse le filosofie e le religioni che hanno condotto l’umanità fino a qui. Alcune culture, quella europea innanzitutto, sono state capaci di sviluppare tecnologie che hanno dato loro la forza per soggiogarne altre, ma questa non è la prova certa della loro superiorità anche sul piano morale e filosofico. “Cultura” e “natura”, come ci insegna l’antropologia, sono due concetti ben distinti: pensare che la cultura sia un fatto naturale e non un sistema strutturato di risposte, fra quelle possibili, a questioni fondanti, che riguardano gli uomini, è un paradosso promosso dalla peggior politica, che produce pericolosi fraintendimenti e che, negando il valore dell’unicità di ogni singolo individuo, sfavorisce il personale contributo di ciascuno all’indispensabile progresso che siamo chiamati a realizzare, insieme. Il nazionalismo è la causa principale di molti dei problemi planetari che stiamo vivendo, non può quindi rappresentare la soluzione. Mbira prova quindi a fare un punto sul complesso e ricco rapporto fra la nostra cultura e quella africana, ed è una parola che, avendo diversi molti significati, invita a fare attenzione alle sfumature: è il nome di uno strumento musicale dello Zimbabwe, il nome della musica tradizionale che con questo strumento si produce. “Bira” indica inoltre un’importante festa della tradizione del popolo Shona, la principale etnia dello Zimbabwe, in cui si canta e balla al suono della Mbira. Mbira infine è il titolo di una composizione musicale del 1981 intorno alla quale è nata una dura controversia che ben rappresenta l’estrema problematicità e complessità dell’intrico culturale e morale che caratterizza i rapporti fra Africa ed Europa. “Mbira” è insomma una parola intorno a cui si intreccia una sorprendente quantità di storie e rappresenta la possibilità di aprire il proprio sguardo alla complessità della realtà, dimenticando per un momento le categorie di cui pensiamo di far parte e quelle che ci escludono.

Ermanno Romanelli

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