La danza israeliana è sulle prime pagine di quotidiani e riviste specializzate per molteplici ragioni, artistiche e non. Sia negli Stati Uniti che in Europa, come riporta in modo accurato Brian Schaefer su Dance Magazine.
(https://www.dancemagazine.com/separation-of-art-and-state-2632865675.html) quasi ogni esibizione della Batsheva Batsheva Dance Company, la compagine di danza più importante di Israele, di fatto “la compagnia ufficiale” del paese, è preceduta da dure manifestazioni di protesta contro il governo di Benjamin Netanyahu, primo ministro del paese, e la sua politica in merito ai territori occupati. Sit-in, boicottaggi, ed eccessi di violenza che arrivano sino all’occupazione del palcoscenico, e alla brusca interruzione degli spettacoli, non sembrano però azioni giustificate nei confronti degli artisti, i quali non hanno la minima responsabilità in merito. Inoltre, si fa notare nell’articolo, non si registra la stessa reazione verso compagnie di altri paesi non esattamente campioni di democrazia e liberalità, Cuba, Russia e Cina in primo luogo.
Di carattere strettamente artistico è invece il grande e crescente interesse suscitato dal coreografo Ohad Naharin, il cui stile, improntato dalla tecnica Gaga, da lui inventata, e il cui ventaglio di lavori, per numerose compagnie internazionali, lo indicano tra le maggiori e più innovative personalità di danza degli ultimi anni. Un saggio esauriente di questa sua particolare didattica di danza e della sua creatività è messo in mostra, prossimamente, in due occasioni. Per il terzo anno consecutivo, a Orsolina, Moncalvo, in Piemonte, dal 25 al 30 agosto, si terrà un seminario di tecnica gaga con la presenza di Naharin (http://gagapeople.com/english/special-events/040workshops/gaga-intensive-2019-in-italy/). Info tel. 0141 916532, INFO@ORSOLINA28.IT. E venerdì 12 aprile, al Teatro Comunale di Modena, in esclusiva italiana, The Young Ensemble della Batsheva presenta l’acclamato capolavoro, “Sadeh21”, dello stesso Naharin.
Intanto la Stagione di danza 2018/2019 del Teatro Comunale di Ferrara (www.teatrocomunaleferrara.it) si è chiusa con un appuntamento che ha congiunto idealmente i teatri di Ferrara e Modena nella prima ospitalità rivolta, in Emilia Romagna, a Sharon Eyal, tra le più sorprendenti e inventive coreografe d’oggi. Già danzatrice nella Batsheva Dance Company, poi coreografa associata alla stessa, nel 2013 Sharon Eyal ha fondato, con l’artista visivo Gai Behar, la L-E-V Dance Company – “cuore” in ebraico – costituita da solisti di altissimo livello. Dalla collaborazione fra Eyal e Behar sono nati lavori di dirompente originalità, accolti con entusiasmo dalla critica specializzata e proposti in tutto il mondo. L-E-V è il culmine di un processo creativo durato anni: le coreografie di Sharon Eyal e Gai Behar, su musiche originali di Ori Lichtik, sono interpretate da un affiatato gruppo di danzatori di straordinaria precisione espressiva, alla confluenza di movimento, musica, luci, moda, arte e tecnologia. Tutti gli elementi, ognuno con la propria specificità espressiva, si intrecciano in un’unica atmosfera emotiva.
La compagnia ha presentato nelle città emiliane le due coreografie del progetto LOVE CYCLE, offrendo al pubblico l’opportunità di assistere a due opere che sperimentano il diverso approccio dei creatori riguardo all’amore.
Al Comunale di Ferrara, è andato in scena “OCD Love” (acronimo di Obsessive Compulsive Disorder – disturbo ossessivo compulsivo). Sensuale amalgama di musica e danza, la pièce (creata nel 2016) trae ispirazione dall’omonima poesia di Neil Hilborn, Obsessive Compulsive Disorder, dedicata a un amore impossibile, condizionato dal disturbo ossessivo compulsivo, dove bellezza e desiderio si tingono inevitabilmente di solitudine.
Considerato il capolavoro di Sharon Eyal, “OCD Love” fonde movimento, luce e suono in un’unica grande esperienza sensoriale: grazie ad una solida base tecnica, i danzatori interpretano il mistero dell’amore che manca, si dissolve lentamente, pare integro ma nasconde molti vuoti assoluti, trasformati dalla danza in gesti inquieti, capaci di tenere spettatori e performer con il fiato sospeso sulle note ipnotiche del dj Ori Lichtik.
A Modena la L-E-V Dance Company ha proposto l’ultimo degli episodi dedicati al tema dell’amore: “Love Chapter 2”, creazione di Sharon Eyal con Gai Behar, racconto di quella che la coreografa definisce una “condizione postuma, dopo una malattia, dove tutto è andato perduto”. L’amore è morto, ma la sua memoria e il ricordo fisico permangono.
Il senso profondo della coreografia è racchiuso in queste parole di Sharon Eyal: “Sono un essere che vive, ama e si muove, frantumato in briciole d’amore. Mi do con tutta me stessa. La catastrofe, la fine e la speranza vengono patiti come una malattia dal corpo del danzatore. Ora che non ci sono confini, siamo un pericolo per noi stessi. Le forme liquide dell’informazione, il dolore della perdita e l’esaurimento mentale si trasformano in un grande cuore pulsante rivestito dell’oscurità e della materia di segreti ben custoditi. Questa creazione viene dopo la malattia, dopo che tutto è andato perduto essa rimane l’unica cosa a cui aggrapparsi per restare in vita, sognando in un corpo cieco. Questa creazione è una ragione per piangere”.
Ermanno Romanelli