Iniziato il 5 settembre, prosegue fino al 6 ottobre l’Hangartfest, che, giunto alla XVI edizione, trasforma Pesaro in un palcoscenico della danza contemporanea.
Il Festival, dallo scorso anno riconosciuto e sostenuto dal MIBAC Ministero per i Beni e le Attività Culturali, oltre che da Regione Marche e Comune di Pesaro, ha un denso calendario di eventi: diciassette spettacoli, sei prime nazionali, di cui 3 prime assolute, e incontri, laboratori, programmi di sensibilizzazione del pubblico, progetti di inclusione sociale, una piattaforma creativa, 2 residenze artistiche e 3 masterclass. È offerta ospitalità ad oltre 100 artisti, da otto nazioni: Italia, Israele, Francia, Iran, Germania, Polonia, Tagikistan e Svizzera.
Dopo il singolare spettacolo inaugurale dal titolo Transports Exceptionnels, della compagnia Beau Geste (Francia), coreografia di Dominique Boivin, improbabile passo a due su musiche di Camille Saint-Saëns e Vincenzo Bellini, la voce di Maria Callas, un danzatore ed una ruspa, è stata la volta di “zerocentimetri” e “The Kitchen Theory”, di Marisa Ragazzo e Omid Ighani (spettacoli dei quali si parla altrove), e di AL, presentato da LaRCo, formazione tutta pesarese, undici performer diretti dalla coreografa Monica Miniucchi, risultato di un percorso laboratoriale basato sulla ricerca corporea, che affronta il delicatissimo tema dell’Alzheimer in maniera poetica.
Ancora in calendario, oggi e domani 15 settembre, è Solographies, coreografia di Katarzyna Gdaniec (Polonia) e Marco Cantalupo (Italia), per la Compagnia Linga (Svizzera), caratterizzato da una danza fisica, sensuale e potente, che si interroga sull’influenza delle condizioni politiche e sociali sui corpi. Il 17 e 18 settembre è la volta di Kairos, del coreografo Amos Ben-Tal (Israele), e Untitled dei coreografi Daniela Bendini (Italia) e Moritz Ostruschnjak (Germania). I due lavori saranno presentati da MoDem, acronimo di Movimento Democratico, collettivo di giovani danzatori sostenuto dal Centro Nazionale di Produzione della Danza, Catania, diretto da Roberto Zappalà. Con Kairos, che in greco significa “momento giusto o opportuno per l’azione”, il coreografo e musicista Amos Ben-Tal continua la sua ininterrotta ricerca sulle dualità che derivano dalla misurazione del tempo: universale vs personale, concreto vs astratto. In Untitled i coreografi si sono imposti una regola: nessun elemento della performance può essere originale. Ogni movimento, suono, immagine è un objet trouvé dal web. Dalla coreografia contemporanea a Harlem Shake, da Dubstep alla pubblicità shampoo, tutto è mescolato, riorganizzato e ricombinato. Un dance mashup che pone la questione della paternità artistica nell’era digitale.
Venerdì 20 settembre, il Festival propone ancora una serata composta da lavori brevi, con due giovani coreografi israeliani selezionati all’ultima Piattaforma internazionale di Tel Aviv nel 2018: Bloody Mary, di Merav Dagan, e And Over Again, di Lior Tavori. La serata è sostenuta dall’Ufficio Cultura dell’Ambasciata di Israele a Roma. Bloody Mary si ispira al meccanismo biologico del ciclo mestruale che viene usato come partitura coreografica e modello della distruzione temporale e ciclica. La coreografa è co-fondatrice di Tonic Clonic, un progetto multidisciplinare che unisce la musica pop-rockpunk-psichedelica con danza, performance e video art. And Over Again, duetto creato da Lior Tavori, è una coreografia che parla del lutto, e di ciò che succede nella memoria di tutti noi: si vuole dimenticare, si cerca di reprimere il ricordo, ma il dolore è dentro, come un’abitudine, come la vita. Domenica 22 settembre, altra serata dedicata a giovani coreografi israeliani: IMO the mouth is redundant, di Ella Rothschild, in scena con il musicista e performer Gershon Waiserfirer (Tagikistan). Nel lavoro della Rothschild l’incontro tra musica e danza crea un linguaggio unico, offre uno sguardo nel meraviglioso, umoristico e contraddittorio mondo di una strana relazione di coppia. Ella Rothschild è una coreografa, artista multidisciplinare e danzatrice che ha lavorato con Inbal Pinto e con la Batsheva Dance Company, diretta da Ohad Naharin. I suoi lavori uniscono danza, arti visive e musica. La Rothschild, che è anche docente apprezzata e abilitata all’insegnamento del metodo GAGA, terrà una masterclass sabato 21 alle 15:00 ad Atelier Danza Hangart. Venerdì 27 doppio spettacolo, nell’ambito del progetto di residenze artistiche Essere Creativo, condiviso con AMAT. Alle ore 21:00, va in scena Le Marin Perdu, di Natalia Vallebona e Faustino Blanchut, lavoro che nasce da una visione ispirata al capitolo “Il marinaio perso”, tratto dal libro “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello”, del neurologo e scrittore britannico Oliver Sacks. Il libro descrive il caso di un suo paziente che si ritrova bloccato nel presente, in un momento unico, senza prospettive di passato o futuro. Alle ore 22:00 è la volta di Opera X, di Gennaro Maione, lavoro che nasce come un quadro vuoto da riempire con l’emotività e l’istintività dell’interprete, decostruendo un linguaggio lirico e pantomimico ripreso su un codice contemporaneo e attuale. Maione, napoletano di origine, si perfeziona a Bruxelles, a Berlino e Wuppertal, con la compagnia di Pina Bausch. Sabato 28 e domenica 29, spazio a Michela Paoloni, che presenterà tre lavori: Jeanne, Affleurer e I Am, ancora in fase di studio. Jeanne prende spunto dalla figura rivoluzionaria di Giovanna D’Arco come esempio di colei che combatte per un ideale senza compromessi. In scena una figura femminile solitaria, in bilico tra il sogno, il ricordo e il presente in cui vive. Affleurer vedrà in scena la coreografa insieme al danzatore Fabio Bacaloni. L’atto di “affiorare” offre molteplici immagini che abbracciano aspetti sociali, ambientali, sentimentali, individuali e collettivi. Si esiste per “affioramento”, si esiste nel momento in cui si è resi visibili, in una parte o nel tutto. Il progetto I Am, su musiche originali eseguite dal vivo da Riccardo Andrenacci e la scultura di Davide dall’Osso, durata 20 minuti, prevede un momento di dialogo con il pubblico a fine spettacolo. La condivisione è una modalità con la quale l’artista si pone in ascolto, per valutare come proseguire la propria ricerca sul piano formale, coreografico, registico e drammaturgico dell’opera. I Am, che prevede scene di nudo integrale, prende spunto dal racconto mitologico e dalle interpretazioni di Dürrenmatt e Cortazàr intorno alla figura del Minotauro e del labirinto. Venerdì 4 ottobre debutta Il Rovescio, nuovo lavoro di Marta Bevilacqua, artista associata del Festival. La coreografa, assistita da Valentina Saggin, mette in scena quattro interpreti sulla partitura The Dark Side of the Moon, dei Pink Floyd. Il titolo del lavoro si appoggia alle righe del primissimo testo di Albert Camus “Il Diritto e il Rovescio”, dove si portano alla luce le motivazioni profonde della creazione d’artista, le poetiche e ancestrali ispirazioni. Nella mercificazione dei linguaggi dell’arte, nell’omologazione delle tendenze culturali, nel subissamento della bellezza, appannaggio delle verità ad effetto, perciò facilmente distribuibile, il Rovescio si staglia nella ricerca artistica con una punta di autoironia e una messa al centro dei contenuti che, ancor oggi, alimentano la quotidiana lotta alla superficialità. Dopo Concetti sfumati ai bordi, presentato lo scorso anno, Il Rovescio è il secondo lavoro di Marta Bevilacqua co-prodotto dal Festival. L’idea di coprodurre un coreografo italiano per tre anni di seguito nasce con l’idea di sostenere la danza contemporanea offrendo sostegno economico e stabilità progettuale triennale a coreografi promettenti della scena contemporanea. Domenica 6 ottobre, alle ore 18:00, il Festival chiude con la piattaforma Young Up! Dedicata alla creatività, in particolare a giovani under 25 che aspirano a diventare coreografi, tra cui otto lavori provenienti da Genova, Verona, Cosenza e Milano, oltre che Pesaro.
Con questa edizione Hangartfest è partner del prestigioso Premio Internazionale di Coreografia di Hannover, ed ospiterà nel 2020 il lavoro UNCIA del gruppo Danae & Dionysios (Grecia), tra i vincitori ad Hannover del Premio di Coreografia 2019. Come in passato Hangartfest propone programmi di sensibilizzazione degli spettatori, attivando i progetti Explorer, destinato ad adolescenti, curato da Stefania Zepponi, e Occhi da marziani, composto da spettatori adulti. Questo gruppo, coordinato da Claudia Riccardi, segue i lavori di Marta Bevilacqua per tutto il triennio 2018-2020. Informazioni sul sito del Festival (www.hangartfest.it), e al 392 384167.
ER