Notizie di danza in Italia e all’estero, per danzatori, insegnanti e appassionati

L’ambiguo “Otello” di Monteverde torna con il Balletto di Roma

Un lungo tour attende “Otello” di Fabrizio Monteverde, tra le produzioni di maggior successo del Balletto di Roma.  Nel balletto, su musiche di Antonin Dvořák, il coreografo moltiplica l’azione e, nell’intreccio tra i protagonisti, il destino del singolo diventa pena generale

ROMA –  Dopo l’imminente apertura a Milano (Teatro Carcano, 25-27 gennaio), e la conclusione (30 aprile-5 maggio) al Teatro Quirino della capitale, il tour tocca Lugo, Teatro Rossini, 29 gennaio; Teatro Duse, Bologna, 30 gennaio; Teatro Sociale, Rovigo, 31 gennaio; Teatro Verdi, Padova, 1° febbraio; Teatro Salieri, Legnago, 2 febbraio; Teatro Michelangelo, Modena, 3 febbraio; Teatro Municipale, Casale Monferrato, 5 febbraio; Teatro La Fabbrica, Villadossola, 6 febbraio; Teatro Coccia, Novara, 30/31 marzo; Teatro Comunale, Cormons, 2 aprile; Teatro Comunale Mascherini, Azzano Decimo, 3 aprile; Teatro Savoia, Campobasso,17/18 aprile.

Nell’allestimento, il coreografo rivisita il testo shakespeariano e centra gli snodi psicologici che segnano l’ambiguo, complesso intreccio tra Otello, Desdemona e Cassio. Nell’immaginario comune, la figura di Otello è legata alla gelosia, estremizzazione di un sentimento malsano che culmina in tragedia. Monteverde, tra i migliori e più completi autori italiani di danza contemporanea, rinuncia all’utilizzo del movente principale dell’azione, la parola, e moltiplica l’azione, con il destino del singolo che diventa pena generale.

Anche in Monteverde, come in Shakespeare, Iago insinua nel Moro il dubbio del tradimento di Desdemona, e architetta la trama che condurrà quest’ultimo al folle atto finale. Con la musica di Dvořák, le note prendono il posto della parola, contestualizzano la narrazione, e ogni coppia possiede la propria melodia. Lo scavo nella psicologia dei personaggi shakespeariani dirige l’azione, oltre che alla gelosia, alle singole peculiarità dei personaggi: Desdemona si carica del potere seduttivo che nell’opera originale è nelle parole di Iago. Lo stesso scenario, realizzato sempre dal coreografo, cambia connotazioni e ruolo: rispetto a Venezia, o Cipro, i personaggi sono trasportati in un ‘altrove’ in cui ognuno può essere ‘chiunque’, e dove, soprattutto, il ‘diverso’ non esiste.

Il destino di Otello non è più solo suo, ma coinvolge le coppie presenti sulla scena, attraverso l’uso del canone nel quale il male, trasversalmente, colpisce tutti. Il tema dello straniero lascia posto ad una violenza generale, lo scontro e il confronto fra uomo e donna, il perenne conflitto dei sessi, riflessione nella quale, in questo caso, la donna è succube. Il contrasto è espresso anche nei passi che vedono solo uomini in scena, in particolare nei dialoghi danzati fra Otello e Iago, dove l’influenza negativa di quest’ultimo si riproduce nei movimenti del Moro.

Lo spettacolo si tinge di rosso e nero, colori che indirizzano verso la passione e la morte, un leitmotiv che esprime un chiaro omaggio al regista tedesco R. W. Fassbinder, con particolare riferimento al film “Querelle de Brest”, del quale tornano anche le connotazioni del “porto sconosciuto”.

Oh, guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre. Beato vive quel cornuto il quale, conscio della sua sorte, non ama la donna che lo tradisce: ma oh, come conta i minuti della sua dannazione chi ama e sospetta; sospetta e si strugge d’amore”. Sono le parole che Iago rivolge ad Otello, nel III atto dell’opera originale: esprimono la profondità dell’abisso in cui il Moro è gettato dalla sua gelosia, concretizzata dal fazzoletto, segno del tradimento nell’inganno teso da Iago.

I sentimenti contrastanti che animano la mente del protagonista sono resi nell’ultimo pas de deux con l’amata Desdemona; sono ripresi alcuni dei passi che i due mostravano all’inizio dello spettacolo, ma ora esprimono il risentimento e il ribrezzo di Otello. La gelosia prende il sopravvento, il dubbio del tradimento lo acceca a tal punto da non toccare più l’amata.

Decaduta la fiducia, Desdemona è spogliata di ogni certezza, anche nelle vesti, e condannata al proprio destino: Otello l’uccide e, dopo aver ceduto alla disperazione sul corpo privo di vita, ripropone da solo la sequenza danzata con lei. Il mare, sullo sfondo, immagine delle passioni che hanno animato lo spettacolo, rimane simbolo del caos che governa le loro passioni: un contrasto senza soluzione e senza fine.

Con la coreografia e le scene di Fabrizio Monteverde, la locandina si completa con Anna Manes, maître e assistente alla coreografia, Santi Rinciari per i costumi, Emanuele De Maria come light designer.

L'ultime da Festival

Torna in CIMA