Primo festival Dab, Il meglio della danza contemporanea a Bari

Si avvia alla chiusura la prima edizione di Dab Festival 2020, il primo festival di danza contemporanea della Città di Bari.

Si avvia alla chiusura la prima edizione di Dab Festival 2020, il primo festival di danza contemporanea della Città di Bari. Con il titolo ‘Siamo in ballo e balliamo’, la rassegna è organizzata dal Teatro Pubblico Pugliese, ancora sino a domenica 25 ottobre, al Teatro Kismet OperA e al Nuovo Teatro Abeliano, in collaborazione con BIGff – Bari International Gender Festival. Undici le coreografie proposte nei dieci giorni di programmazione, con il recupero di alcuni dei titoli sospesi dall’emergenza sanitaria, in aprile, con alcune coreografie in qualche modo segnate dal lockdown.

Necessità e allo stesso tempo messa in discussione dell’elemento Spazio, l’effetto del fermo sul corpo fisico dei danzatori, così come sulla creatività nella coreutica, la riflessione sul genere e sulla bellezza, sono stati tra i contenuti di questa prima edizione del DAB FESTIVAL, una vera e propria immersione nel meglio della danza contemporanea.

Ancora il 22 ottobre, alle 21, al Teatro Kismet, la compagnia Altradanza propone due lavori per la coreografia di Domenico Iannone: “La Settima”, su musiche di Ludwig van Beethoven, una delle opere musicali più vigorose tra le sinfonie del celebre compositore, in ocasione dei 250 anni dalla nascita. Interpreti sono Fabrizio Delle Grazie, Silvia Di Pierro, Cosimo Viesti, Serena Pantaleo, Miriana Santamaria, Domenico Linsalata, Giada Ferrulli, Sara Buccarella, Simona Cutrignelli, Sara Mitola, Marika Mascoli. Lighting designer Roberto De Bellis, costumi di Claudia Emilio, consulenza musicale di Nicola Scardicchio. Il lavoro sarà preceduto da “Le Jeune Homme et la Vie”, in scena sempre Altradanza, coreografo e regista Domenico Iannone, musica di Johann Sebastian Bach (Passacaglia e Fuga in Do min. BWV 582, orchestrata da Ottorino Respighi). Con Cosimo Viesti e Domenico Linsalata, sarà la volta di Teresa Strisciulli, artista ospite, prima ballerina dell’Arena di Verona, con lo stesso cast tecnico precedente.

La Settima Sinfonia di L.w.Beethoven è una partitura tra le più “danzanti” nel grande repertorio della musica di ogni tempo, di Beethoven in particolare. È una musica in cui il ritmo diviene categoria generatrice: dà forma ad incisi ed idee, innerva e vivifica la melodia, trasforma plasticamente i temi, accelera i cambi armonici. A distanza di oltre due secoli dalla sua creazione, la grandezza di questa partitura è un lascito che ancora ci parla e ci guida: è la “forcella di un rabdomante” che, pur gravemente mutilato dalla sordità,  ha trasformato queste pagine in una materia febbricitante di vita, propulsiva per l’animo. Perché, a ridosso di un tale monumento, immaginare un balletto che ha, come sottotitolo, “un moto di gioia”? “Per il ‘bisogno’ di mettere in atto una ‘avventura dell’anima’, incarnata dai corpi dei danzatori”, dice il coreografo, Domenico Iannone “e tutto questo proprio nel generale smarrimento che respiriamo collettivamente nei nostri giorni. A ciò vogliamo ‘opporre resistenza’ con la danza che sappiamo fare, per intraprendere, all’opposto, un percorso verso la gioia, una “zona” ormai abbandonata dal comune sguardo sul mondo”.

Si muove, idealmente, sullo stesso binario, la drammaturgia di “Le Jeune Homme et la Vie”, lavoro che si propone come contraltare, specchiato, di un capolavoro del ‘900: “Le Jeune Homme et la Mort”, creato nel 1946 da Roland Petit, su libretto di Jean Cocteau. Rispetto al disagio di vivere e al vuoto di affetti e ideologie avvertiti negli anni del dopoguerra, espressi superbamente in quel mimodramma di amore e morte, questa creazione afferma una risposta in positivo alle mille guerre e al funebre cupio dissolvi che governano il nostro tempo. Qui, al contrario, l’azione si pone in cesura e continuità, perché è sulla stessa partitura, la mistica Passacaglia e Fuga in Do Min. (BWV 582) per organo di J. S. Bach, trascritta da Ottorino Respighi. Qui l’amore è spiraglio di luce e speranza, è simbolo struggente di un ricordo che ancora pulsa, è memoria viva che si fa materia e simbolo di rinascita.

“Lasciti”, di Riccardo Fusiello e Agostino Riola / compagnia Sonenalè, sarà in prima assoluta il 24 ottobre alle 21.00 al Nuovo Teatro Abeliano, a rappresentare il disagio nella famiglia moderna. Lo spettacolo è ispirato a Lessico familiare, di Natalia Ginzburg. Con Riccardo Fusiello, Alessandra Gaeta, Agostino Riola; light design Luca Serafini. Lasciti sono tutte quelle cose che le nostre famiglie ci lasciano: cose da tramandare, gestire, raccontare. L’eredità di mobili, di oggetti che maneggiati risuonano d’altro, ma anche l’eredità dei ricordi, dei vissuti, dei gesti, delle tracce che ci portiamo impresse dentro. A seguire è “Continuum”, di Equilibrio Dinamico Dance Company firmato da Matthias Kass e Clément Bugnon, coreografi tedesco-belgi. Con Nicola De Pascale, Serena Angelini, Beatrice Netti, Camilla Romita. Disegno Luci e costumi Matthias Kass & Clément Bugnon. È una riflessione sul Tempo: “Hai tempo di parlare con me?”, oppure “Non ho abbastanza tempo per finire il lavoro” e così via. L’oggetto dello spettacolo la durata, ad esempio l’intervallo di tempo tra l’alba e il tramonto. Il tempo è quindi un dato reale, da sperimentare con il passare del tempo in modo concreto, quasi come se fosse un oggetto tangibile. 

Il 25 ottobre alle 21.00 al Nuovo Teatro Abeliano, chiude il Dab Festival la prima assoluta di Genesi, di Giulio De Leo-Compagnia Menhir. Va in scena l’idea di intimità e armoniosa conversazione, con due danzatori che dialogano con due musicisti dal vivo, Pino Basile e Giuseppe Doronzo. Coreografia e regia di Giulio De Leo, con Erika Guastamacchia e Antonio Savoia, musica dal vivo Pino Basile e Giuseppe Doronzo, produzione Talos Festival/Compagnia Menhir Danza, in collaborazione con sistema Garibaldi Bisceglie, e ALTOFEST – internationalcontemporary live arts. Lo spettacolo s’interroga sulle dinamiche dei flussi e sulla relazione con lo spazio abitato, come spazio di attraversamento/accoglienza e di proprietà/resistenza. Tutto accade in uno spazio circolare, un luogo che raccoglie e chiama a raccolta, un luogo in cui essere osservati e da cui guardare al mondo. Un cerchio dai confini immateriali, permeabili e sonori, custodito dai due musicisti.

La rassegna è organizzata da Ministero per i Beni e le attività culturali, Regione Puglia Assessorato all’industria turistica e culturale, gestione e valorizzazione territoriale, Teatro Pubblico Pugliese, Comune di Bari.

Ermanno Romanelli