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Lucca Premia la danza a Luciano Savignano

LUCCA – Venerdì 6 maggio 2022, al Teatro del Giglio di Lucca, a conclusione del Gala che inaugura il Dance Meeting, manifestazione organizzata nella città toscana sino a domenica 8 maggio, il premio Lucca premia la Danza viene assegnato in questa edizione a Luciana Savignano.

L’importante riconoscimento è conferito ogni anno ad un’artista che si è particolarmente distinta nella propria carriera di tersicorea. Dopo Carla Fracci, Giuseppe Picone, Silvie Guillem, è la volta nel 2022 di Luciana Savignano.

Gli aggettivi le scivolano addosso come le gocce di una pioggerella leggera. C’è da scegliere: affascinante ed enigmatica, inimitabile, magnetica e versatile, sino a incantatrice di serpenti. Ma Luciana Savignano vola ben oltre il “già detto” di lei, e guarda avanti, come ha sempre fatto, con la passione indomita dell’artista vera, e la passione per la vita che l’ha sempre sostenuta.

L’imprinting in danza glielo regala il padre, che la porta bambina ad un allestimento de “Il Lago dei Cigni”. Alla Scala, ovviamente, in quel teatro nella cui  Scuola di Ballo trova il primo fondamento stilistico e la prima identità classico-accademica; al diploma segue un corso di perfezionamento alla scuola del Teatro Bol’šoj, a Mosca. Sono gli esordi di un percorso che sarà tanto personale da non trovare confronti con nessun’altra ballerina, prima e dopo di lei.

Lontana da ogni più facile etichetta come danzatrice, la Savignano ha un carattere amabile, illuminato da un viso “da coreana”, come le dicevano alla Scuola della Scala, per il taglio degli occhi e l’altezza inarrivabile degli zigomi; il fisico sottile è forte, sensuale e flessuoso, con linee lunghe che hanno ispirato fior di coreografi. A partire da Mario Pistoni che, nel 1968, la vuole protagonista ne “Il Mandarino Meraviglioso”, prima importante affermazione.

Nominata prima ballerina alla Scala, nel 1972, diventa Étoile nel ’75, ma il repertorio classico le va stretto; sceglie di dedicarsi a ruoli contemporanei, e per lei si aprono le porte di una silloge di titoli che sarà sempre più ampia. Entra nella compagnia di Maurice Béjart, coreografo innamorato del suo essere così speciale come artista. Nel leggendario Ballet du XX Siècle, è nel cast della Nona Sinfonia di Beethoven, in quegli anni summa della cifra del marsigliese, e successo mondiale.

Seguono le prime parti in “Leda e il Cigno”, “Ce que l’amour me dit”, con Jorge Donn, “Romeo e Giulietta”, “Bukaki, un “Bolero” che le sembra cucito addosso, “Il Lago dei Cigni”, “La Bisbetica Domata” e “Cinderella”, “La Voix Humaine”, su testo di J. Cocteau, e ancora “A la memoire”, “Carmina Burana”, “Orfeo”, e “La Luna”, autentico vessillo della sua personalità. Quel titolo “rispecchia esattamente quello che io sono”, ha dichiarato. “Serenità permeata di malinconia. Porgersi e nascondersi. Determinazione mista a grazia. Se qualcuno mi chiedesse di definire in danza ciò che sono direi di guardare La Luna”.

Il carnet degli autori si allarga con Paolo Bortoluzzi, Louis Falco, John Butler, Roland Petit, Amedeo Amodio, Birgit Cullberg, Alvin Ailey, Uwe Scholz, Joseph Russillo, Donlin Foreman, Glen Tetley, Robert North, George Iancu.

Nel 1994 inizia una stretta collaborazione con Micha Van Hoecke: “A la memoire” (Mahler), “Carmina Burana” (Orff), “Passage”(Shubert), L’oiseau de mon dernier amour” (Purcell) Orfeo (Stravinsky). Dal 1995 stringe un sodalizio con la coreografa Susanna Beltrami, che la impegna in una serie di titoli: “Blu diablo”, “La lupa”, “Jules e Jim”, “Tango di luna”, “Carmen”, “La forma dell’incompiuto”.

Non finisce qui, perché “la Luciana” non si stancherà mai di rinnovare la propria curiosità e mettersi in gioco. Come sanno fare, e bene, solo i veri, grandi artisti.

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