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Con Les Ballets de Monte-Carlo rivive il genio di Nijinsky

Al Monaco Dance Forum, dall’8 al 16 dicembre, un florilegio di coreografi propone un giro di giostra nel mondo dei Ballets Russes e del suo simbolo più straordinario

MONACO – Già nei suoi primi appuntamenti, la stagione 2018-2019 di Les Ballets de Monte-Carlo, dall’8 al 16 dicembre, moltiplica le occasioni di piacere e scoperta offerte da una compagnia che ha fatto del brillio e della versatilità i propri punti di forza.

È un florilegio di coreografi invitati quello che viene proposto nel Monaco Dance Forum, dove la Compagnia, con l’Orchestre Philharmonique di Monte-Carlo, diretta da Kazuki Yamada, apre le feste, l’8 e il 9, per l’intrigante “Hommage à Nijijnsky”.

Le serate sono articolate in quatto momenti: “Daphnis et Chloé”, di Jean-Christophe Maillot; “Le Spectre de la Rose”, di Marco Goecke; “Petrouchka”, di Johan Inger, e “Prélude à l’après-midi d’un faune”, de Jeroen Verbruggen.

Il cartellone, un giro di giostra intorno al mondo dei Ballets Russes e al suo simbolo più clamoroso, sarà riproposto il prossimo febbraio al Théâtre des Champs-Élysées, nello stesso teatro che, in più occasioni, aveva impegnato la compagine di Diaghilev con alcune  delle più belle pagine della storia del balletto nel ‘900. Vale, su tutti, la prima del “Sacre du printemps”, di Stravinskij, il 29 maggio 1913.

Ha il senso perfetto della quadratura del cerchio questo doppio ritorno, a Monaco e a Parigi. L’una e l’altra città, dal 1909, con il debutto della prima stagione dei Ballets Russes, ospitarono la troupe di Diaghilev al Théâtre du Châtelet e nella salle Garnier dell’Opéra di Monte-Carlo.

Dopo la scomparsa di Diaghilev, nel 1929, bisogna attendere il 1985 per vedere rinascere una compagnia monegasca. Carolina di Monaco, poi diventata Altezza Reale come Principessa di Hanover, nel 1993 nomina Jean-Christophe Maillot coreografo residente e direttore dei Ballets de Monte-Carlo, formazione presto assunta nel ristretto cerchio delle compagnie di danza di rango internazionale.

Ma questa simbolica Settimana dei Ballets Russes, programmata a dicembre, unisce la nostalgia alla modernità con un bel ventaglio degli autori europei più interessanti. Ecco, in seconda battuta, un fuoco di fila di proposte insolite, alcune delle quali assai “temerarie”.

Aakash Odedra ci porterà in India (il 10, Théâtre des Variétés), con “Rising”, ovvero quattro assoli tre dei quali firmati da Akram Khan, Russell Maliphant, Sidi Larbi Cherkaoui. “The Great Tamer” è il titolo dello “choc visivo” pensato da Dimitris Papaioannou, l’autore del momento, così osannato dalla critica francese (12, Théâtre des Variétés).

Il 13 dicembre si torna alla Salle Garnier, nuovamente a cavallo tra modernità e tradizione, con “Oskara”, titolo nel quale si salda il lavoro di due compagnie, Kukai Dantza e Marco Morau/La Véronal, per rivisitare forme e grinta della danza e della cultura dei Paesi Baschi.

Ancora originalità e sorprese a non finire (il 14, Grimaldi Forum) con “Grand Finale”, creazione colma della energia del coreografo israeliano Hofesh Shechter. Nello stessa sala, il 15 e 16, non può mancare, in un contesto di così alta professionalità, l’arca di “Noé”, del Malandain Ballet Biarritz .

Per non concludere, è da citare, nel tour internazionale del 2018/19 dei Ballets de Monte-Carlo, l’appuntamento alla Fenice di Venezia, dal 12 al 16 dicembre, con “Romeo e Giulietta” di Maillot, musica di Sergej Prokof’ev.

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