Le forme e i colori per il balletto nel talento di Natal’ja Gončarova

Natal’ja Gončarova alla Tate Modern Londra, dal 6 giugno all’8 settembre

I diversi manufatti artistici e il multiforme talento applicati alla danza, e ben oltre, di Natal’ja Sergeevna Gončarova (1881-1962), la principale tra le “Amazzoni dell’Avanguardia”, sono in mostra alla Tate Modern, The Eyal Ofer Galleries, Londra, dal 6 giugno all’8 settembre (tate.org.uk.) per la cura di Natalia Sidlina, Matthew Gale, Katy Wan.

Dal 28 settembre al 12 gennaio 2020, le stesse opere saranno presentate a Palazzo Strozzi, Firenze (https://www.palazzostrozzi.org), che produce e organizza la mostra in collaborazione con la Tate. Dopo aver ospitato Marina Abramović con la prima esposizione dedicata ad una donna, la rassegna che celebrerà l’artista russa, naturalizzata francese, è la prima che Palazzo Strozzi riserva a una donna esponente del modernismo, una pioniera che ha ridefinito dalle fondamenta il ruolo della donna nell’Arte. In seguito, con date da indicare, la mostra sarà all’Ateneum, sede della Finnish National Gallery di Helsinky, Finlandia. I titoli della Gončarova saranno a confronto con lavori di Paul Cézanne, Paul Gauguin, Henri Matisse, Pablo Picasso, Marc Chagall, Umberto Boccioni, il meglio dei grandi d’inizio ‘900. Sono autori diversissimi tra loro, che pure hanno ispirato alla Gončarova, di volta in volta, uno scintillante cromatismo, la capacità di innovare profondamente linee e forme, l’evocazione di atmosfere sognanti o innervate di dinamismo.

Dall’una all’altra sede, in Italia e all’estero, saranno in mostra oltre centocinquanta opere, “piccolo” ventaglio di una attività ben più ampia, con diverse centinaia di lavori. Sarà messa a fuoco la poliedrica produzione della Gončarova, pittrice, costumista, illustratrice e scenografa, e la sua straordinaria vivacità, capace di trasformare in opera d’arte anche la propria vita. A 32 anni, già affermata leader delle avanguardie di Mosca, è l’oggetto della prima mostra monografica messa in scena per un artista modernista russo. L’evocazione di quella prima straordinaria retrospettiva di Goncharova, tenutasi nel 1913 al Mikhailova Art Salon di Mosca, con circa 800 opere, avrà un posto d’onore nelle attuali esposizioni.

La sua è stata una carriera lunghissima e variegata: da una parte si rintraccia nei principali movimenti artistici della prima metà del XX secolo, Cubismo, Futurismo, Astrattismo e Raggismo, stili modernisti che d’altra parte l’artista influenza a sua volta e trascende, mentre la sua prima fase, il periodo del “Neoprimitivismo”, è ispirata dai costumi tradizionali e dalle diverse culture della sua nativa Russia, fra bagliori cromatici impetuosi e forme e volumi essenziali, scabri. Suggestioni che resteranno presenti in lei per l’intero corso della sua attività. In seguito, Gončarova sfida i limiti di ogni convenzione, artistica, sociale e di genere: scandalizza intellettuali e quotidiani benpensanti sfilando nuda per le strade di Mosca esibendo la body art futurista, e crea lavori riconosciuti a livello internazionale per la moda (Chanel) e per il teatro, di danza in particolare. Nel 1906, al Salon d’Automne di Parigi, partecipa ad una mostra di pittori russi organizzata da Sergej Djagilev. Dalla reciproca stima, nasce la sua attività della prima ora con l’impresario dei Ballets Russes. Uno dei punti salienti dell’esibizione è proprio il corpus di opere create per la danza, per il quale Gončarova è più conosciuta. Sono lavori che vanno dal 1914 fino agli anni ’50, con opere innovative come i costumi creati per Fokine in “Le Coq d’or”, trasformato in un gigantesco libro per l’infanzia, acceso di ogni colore in forme che rimandano al folklore russo. Per lo stesso coreografo realizza ancora la ripresa, nel ’26, di “L’Oiseau de Feu”, e “Cendrillon” (1938). L’essenzialità in bianco e nero di “Les Noces” è subito variata, in collaborazione con Larionov, suo marito, per “Renard”, di Bronislawa Nijinska, dove conferma l’incanto favolistico che riesce a trasferire nei personaggi. Tra gli altri esempi di costumi e scenografie usati in storiche produzioni di balletto sono da citare, fra gli altri, “Sadko”, con coreografia di Adolphe Bolm.

Le mostre londinese e fiorentina riuniscono oltre 160 prestiti internazionali, raramente spostati dalle sedi originali: tra queste è la Galleria Statale Tretyakov di Mosca, che ospita la più grande collezione di opere di Gončarova nel mondo. I punti salienti includono dipinti antichi, come i Contadini che raccolgono mele (1911); la monumentale opera in sette parti “Il raccolto”, che riunisce dipinti di quattro collezioni internazionali; le sue scandalose pitture di nudi, la cui prima esibizione pubblica portò al suo processo per oscenità. Una sezione dedicata alla pittura religiosa di Gončarova includerà “Gli Evangelisti”, opera a quattro pannelli che aveva scioccato San Pietroburgo nel 1914, tanto che le autorità ne ordinarono la rimozione. Una sala sarà dedicata al suo lavoro nella moda e alle sue collaborazioni con Nadezhda Lamanova, couturier della corte imperiale, mentre le sue incursioni nell’interior design saranno rappresentate dallo schermo decorativo Spring 1928, commissionato dall’Art Club di Chicago, e mai prestato fino ad ora, e il monumentale trittico “Bathers 1922”.
Ermanno Romanelli