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Tanti “Romeo e Giulietta” da Catania e Torino a Verona

“Romeo e Giulietta”, capolavoro di Sergej Prokof’ev, è il titolo del grande repertorio che, in questa stagione, in Italia, ha conosciuto e ancora conoscerà la maggiore diffusione. Si è appena chiuso il sipario sull’edizione proposta dal Teatro Bellini di Catania, con il Corpo di ballo e l’allestimento del JKTyl Theatre, Plzeň, su una coreografia di Libor Vaculík, mentre è attesa per il 26 agosto, all’Arena di Verona, la nuova versione del coreografo Johan Kobborg.

Protagonista è il super divo Sergei Polunin, unitamente alla diva Alina Cojocaru, con un cast di 20 danzatori, e le scenografie dello scultore e visual artist canadese David Umemoto, i cui originali volumi multistrati, fanta-cubo-futuristi, sono destinati a fare grande effetto e occupare vasti spazi nell’Arena, prima di partire per una tournée internazionale di grande risonanza.

Intanto, venerdì 3 maggio, alle ore 20, per la Stagione d’Opera e di Balletto, il Teatro Regio di Torino ospita, per la prima volta, il Balletto dell’Opera di Perm nel capolavoro di Prokof’ev. Ricordiamo che la partitura, nell’originale pensata con un lieto fine, in seguito cassato dalle autorità sovietiche, è da lui composta a partire dal 1935, ed è terminata nel settembre 1936. Sono 3 le suites sinfoniche realizzate ancora dal compositore (op. 64bis, 64ter et 101), e altri 10 sono i brani trascritti per piano (op. 75). Il cromatismo dello spartito, tra gemme d’ironia e umoralità, incorpora magicamente altri elementi creativi, e li unifica nell’uso di motivi ricorrenti non solo per indicare l’ingresso di personaggi in scena, ma per sottolineare la forza del dramma, per accendere emozioni, per indicare il cambio delle situazioni nell’incombere del fato.

Il balletto ha una prima rappresentazione a Brno, il 30 décembre 1938, con la coreografia di Vanja Psota, che ne fu anche interprete, con Zora Semberova, con la direzione d’orchestra del Maestro Q.Arnoldi. Autori del libretto furono lo stesso compositore con Sergej Radlov, Leonid Mihajlovič Lavrovskij e Adrian Ivanovič Piotrovskij. La sinossi segue l’omonima tragedia di William Shakespeare, scandita in 3 atti, 8 scene e un epilogo in due momenti. Il compositore russo ha trasformato la vicenda in uno dei soggetti preferiti nella scena ballettistica internazionale, come appena detto, tanto che la partitura è diventata, a sua volta, più che una trama, il doppio specchiato di quella shakespiriana, sulla quale ciascun coreografo ha sciolto il proprio ordito.

A quella di Psota seguono a ruota Lavronskij (1940), e poi ancora Cranko, che ne firma una prima edizione nel 1958, per il Corpo di Ballo della Scala, con Carla Fracci protagonista. Nel 1962 la stessa coreografia, rivista da Cranko per lo Stuttgart Ballet, aiutò la compagnia tedesca a conseguire una reputazione a livello mondiale, con un debutto in America nel 1969.

Nel 1965 la produzione del coreografo scozzese Kenneth MacMillan, per il Royal Ballet, esordì alla Royal Opera House al Covent Garden. Margot Fonteyn e Rudol’f Nureiev portarono nuova vita ai personaggi, come fece lo scenografo e costumista Nicholas Georgiadis. Fonteyn, considerata prossima al ritiro, diede nuovo impulso alla sua carriera tramite una lunga e consolidata collaborazione con Nureyev. Solo per ricordare uno dei massimi autori, è necessario citare ancora la versione di Preljocaj (1990), in un terreno dove ancora oggi si incrociano sguardi assai diversi, in un confronto aperto a numerose varianti.

A Torino l’Orchestra del Teatro Regio è diretta da Artëm Abašev, e la versione proposta è proprio quella di MacMillan, tra i massimi maestri della scena internazionale nella seconda parte del  ’900, un autore che ha rivoluzionato la danza classica potenziando quel linguaggio espressivo con le risorse del teatro contemporaneo. Il balletto è allestito con l’autorizzazione della Kenneth MacMillan Foundation, secondo le indicazioni stilistiche e tecniche di Kenneth MacMillan, Gary Harris e Karl Burnett, ballet masters e producers.

Nei ruoli dei due celebri amanti di Verona si alternano quattro coppie: Polina Buldakova e Gabriel Lopes; Maite Nunes e Marcos Yago; Luanna Gondim e Kirill Makurin; Daria Tichonova e Pavel Savin. L’allestimento è con le scene di Mauro Carosi, i costumi di Odette Nicoletti e le luci di Sergej Martynov. Il caleidoscopio dei colori e delle citazioni è pensato per proiettare il mito della coppia degli innamorati di Verona in un medioevo senza tempo.

Sergio Trombetta, una delle firme più autorevoli del quotidiano “La Stampa” e profondo conoscitore della danza, per le Conferenze del Regio, mercoledì 24 aprile alle 17.30 al Piccolo Regio Puccini, curerà l’incontro, a ingresso libero, dal titolo “Un grande classico rinasce alle pendici degli Urali”.

Per ulteriori informazioni: Tel. 011.8815.557 e www.teatroregio.torino.it.

Ermanno Romanelli

 

 

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