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“In Paradisum” di Antonio Ruz per la Compañía Nacional de Danza

MADRID – L’edizione post-pandemia della Settimana della musica religiosa di Cuenca, Castiglia, celebrazione assai importante nel paese iberico, si inaugura eccezionalmente il 7 aprile con la Compañía Nacional de Danza de España, immagine ufficiale della danza spagnola.

In scena è “In Paradisum”, di Antonio Ruz, opera la cui identità gira intorno al tema della trascendenza, su musiche di Tomás Luis de Victoria, Albert Recasens e Pablo Caminero.

“In Paradisum” è stato commissionato a Ruz dal direttore della compagnia, Joaquín De Luz, già primo ballerino al New York City Ballet; dopo una sorta di verifica dei ballerini della CND, attuata nel giugno 2020 attraverso The Lab Choreographic Workshop, il lavoro è stato presentato nell’aprile 2021.

 In Paradisum propone un dialogo tra musica sacra e popolare, tra sacro e mondano, tra comunità e individuo. È una riflessione umanistica sul concetto e la ricerca della spiritualità nella società del nostro tempo, con un rituale scenico ricco di emozione, contrasti, pulsazioni ed energia, in una celebrazione collettiva della danza come strumento di connessione con se stessi e con gli altri.

“Questa coreografia”, ha dichiarato Ruz, “è la mia prima creazione per la Compañía Nacional de Danza, nella quale ho ballato come interprete nel 2006, quando era diretta da Nacho Duato. Con la nuova direzione di Joaquín de Luz, sono stato subito invitato a realizzare una creazione originale. L’idea l’ho sviluppata insieme al musicista e compositore Pablo Martín Caminero, e abbiamo iniziato a sviluppare l’idea nel 2016.

La musica ha come punto di partenza Tomás Luis de Victoria, un autore molto noto nella Settimana della musica religiosa di Cuenca. L’opera pone una riflessione, una sorta di metafora sulla ricerca della spiritualità nel nostro tempo, anche se, curiosamente, le partiture di de Victoria sono state poco usate in danza. Mi è sembrata un’idea originale, seguire la mia linea creativa e far conoscere i compositori del patrimonio musicale spagnolo; è stata l’occasione perfetta per mostrare la musica sacra del Rinascimento, e altra musica popolare attuale, che ha a che fare con la techno, il rock, heavy o free jam, musiche nelle quali vediamo come le masse si avvicinano all’idea del rituale o dell’estasi, a qualcosa di mistico. È questo contrasto che giova al pezzo.

Inoltre, l’intero concetto estetico dell’opera, per illuminazione e scenografia, si ispira all’opera pittorica di El Greco, a sua volta contemporaneo di Tomás Luis de Victoria, paragonato a lui in pittura per quell’ambivalenza che hanno i suoi dipinti: da un lato sono molto mistici, ma sono anche molto stravaganti, espressivi, divisi tra il mondano e il sacro, tra lo spirituale e il terreno”. Ermanno Romanelli

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