Notizie di danza in Italia e all’estero, per danzatori, insegnanti e appassionati

A Udine La Sagra e L’Uccello di Fuoco con Malandain Ballet Biarritz

L’oiseau de feux Thierry Malandain foto Olivier Houeix

UDINE – Sabato 19 novembre il Teatro Nuovo Giovanni da Udine ospita il Malandain Ballet Biarritz, compagnia di danza fra le più qualificate della scena internazionale. In scena è una nuova interpretazione di due classici che hanno segnato la storia della danza, incentrati sulle splendide partiture di Igor Stravinskij: La Sagra della Primavera e L’Uccello di Fuoco.

Apprezzata per lo stile contemporaneo e la potenza, la compiutezza tecnica, il virtuosismo e la sensualità dei propri danzatori, la compagnia Malandain offre una versione de La Sagra dalla forza selvaggia ed esplosiva, creata da Martin Harriague, astro nascente della coreografia francese, associato alla compagnia dal 2018.

Il rapporto tra uomo e natura affascina e preoccupa Martin Harriague. Dopo quanto ha già evocato nelle proprie recenti creazioni (Sirènes, Fossile, Serre), con temi come la rinascita della vita, la sua potenza, la lotta per la sopravvivenza, l’opera iconoclasta e geniale di Stravinsky per i Balletti Russi contiene questi temi e molto più. 

Le sacre du printemps foto Olivier Houeix

Per molti aspetti, La Sagra è stata un evento “rivoluzionario”, sia nella coreografia di Nijinsky che nella colonna sonora. Harriague decide di cogliere il mito rispettando l’intenzione originaria del compositore: illustrata da un rito pagano, «è la sensazione oscura e immensa in un momento in cui la natura rinnova le sue forme, ed è il disordine vago e profondo di una pulsione universale”, come specifica Stravinsky in un articolo che Martin Harriague prende come riferimento.

L’intricato martellamento ritmico che conferisce all’opera la sua forza selvaggia e minacciosa, si adatta al linguaggio del corpo di Martin Harriague, esplosivo e “terroso”. Poiché glielo impone la musica, questa volta il coreografo rinuncia a ogni lirismo gestuale; si concentra sulla forza espressiva del movimento primitivo e delle figure frattali attraverso le quali il gruppo si avvolge, si dispiega, si contrae, e, come una forza vivente, riappare, si fa strada dappertutto prima di esplodere.

Da Nijinsky, che aveva osato questa rottura trasgressiva con il linguaggio classico, Harriague prende in prestito il calpestio degli auguri di primavera, che “segnano con il loro passo il battito della Primavera”. Le citazioni dal balletto originale si fermano qui. L’espressività della musica, particolarmente folgorante sotto la direzione di Teodor Currentzis, trasmette fisicamente l’energia selvaggia e il terrore senza tempo che abitano questo gruppo di fronte alla violenza della vita, purificato dal rito. Si percepisce la ferocia e la necessità dell’ultima offerta dell’eletta, principio femminile che incarna l’energia della primavera, la linfa, pura e sana, che sale, un’allegoria del vivente che sale verso la luce.

L’Uccello di Fuoco è invece firmato dal fondatore della Compagnia, Thierry Malandain, maestro del linguaggio neoclassico, che ha anche danzato l’opera nel 1979 nella versione di Maurice Béjart. Qui la magica figura di ispirazione fiabesca, con il suo incandescente piumaggio, diventa un “traghettatore di luce” che porta vitalità, speranza e consolazione nel cuore degli uomini.

Filage Sacre du Printemps Martin Harriague foto Olivier Houeix

Dice Malandain: «Il Principe Ivan Tsarévitch vede un giorno un uccello meraviglioso dal piumaggio rosso oro, lo cattura ed in cambio della libertà riesce ad ottenere una delle sue magiche penne…». Questo è l’inizio del libretto secondo la fiaba della tradizione russa. Ma non è il ritratto di questo uccello che andremo a mettere in risalto, nè l’integrale del racconto che realizzerà George Balanchine nel 1949, piuttosto la Suite nella versione musicale dallo stesso utilizzata nel 1945.

Il nostro approccio intende mettere in risalto ciò che gli uccelli simboleggiano, ciò che li lega al cielo ed alla terra, vedere che la Fenice si decompone per rinascere personifica nella religione cristiana l’immortalità dell’anima e la resurrezione di Cristo.

Nel commentare la partitura il compositore Reynaldo Hahn nel 1910 scrive: «Un soffio purissimo, forte e che viene dall’alto». Da qui la tentazione di fare de L’Uccello di Fuoco un traghettatore di luce che porta al cuore degli uomini la consolazione e la speranza, ricordando San Francesco d’Assisi, il poeta della natura che conversava con i suoi fratelli “uccelli” che fossero essi di grande splendore o semplici passerotti.

Nato in Normandia nel 1959, Thierry Malandain inizia la propria carriera di interprete all’Opéra di Parigi, al Ballet du Rhin e al Ballet Théâtre Français di Nancy. Nel 1986 fonda la compagnia Temps Present e nel 1998 lega il proprio nome al Centre Chorégraphique National-Ballet Biarritz, del quale diventa direttore. L’affermazione e la fama internazionale gli giungono con una sessantina di coreografie, entrate nel repertorio di altre compagnie.

Il Centre Chorégraphique National / Ballet Biarritz è composto da 22 danzatori in permanenza. Tutti gli interpreti provengono da una formazione accademica classica, resa moderna dalle creazioni di Malandain. La priorità è data al corpo danzante, alla potenza, al virtuosismo, alla sensualità. Qualunque sia la forma, astratta o narrativa, l’Uomo e la Danza sono nel cuore e nel corpo del Ballet Biarritz. Oltre alla missione creativa, di diffusione e sensibilizzazione, il Centro è aperto al lavoro di altri coreografi, accoglie compagnie in residenza e promuove scambi artistici con altre realtà internazionali.

Info: www.teatroudine.it e www.vivaticket.it; tel. 0432 248418.

Ermanno Romanelli

L'ultime da Spettacoli

Torna in CIMA