ROVERETO – La nuova programmazione di danza della Stagione 2022/23 del Centro Servizi Culturali S. Chiara, realizzata a Rovereto, in collaborazione con il Comune di Rovereto, quest’anno è collocata nel Teatro Zandonai.
Il cartellone, di alto livello, è inaugurato dalla Compagnia Abbondanza/Bertoni, protagonista, dal 22 al 24 novembre, di tre appuntamenti, spaziando tra cinema e teatro.
Il 22, ore 18.30, è prevista la proiezione del cortometraggio Fiori nel Vuoto, firmato da Abbondanza e Bertoni e dal filmmaker Sebastiano Luca Insinga, che ne ha curato regia e fotografia. Il lavoro, realizzato grazie al sostegno del Comune di Rovereto, Fondazione Caritro e Artbonus, è nato nel tempo sospeso della pandemia, quando i teatri erano chiusi e ci si chiedeva quale futuro ci avrebbe atteso. Tre persone osservano la vita fuori dalla finestra; lasciano affiorare ricordi e sogni insieme ai loro personaggi che si svegliano coperti di polvere, e lentamente riprendono a vivere. Persone e personaggi nel film si fondono e si confondono, si osservano e si perdono, tra complicità e tensione, mentre i personaggi cercano di riprendersi lo spazio che desiderano e non possono vivere da troppo tempo. Il film verrà presentato in anteprima alla Sala Caritro di piazza Rosmini a Rovereto; al termine della proiezione gli autori dialogheranno con il pubblico attraversando l’ormai longeva collaborazione artistica che lega Abbondanza/Bertoni a Jumpcut e Sebastiano Luca Insinga, nella fusione di due linguaggi diversi come il cinema e il teatro. È richiesta la prenotazione
In serata, alle 20.30, al Teatro Zandonai IDEM. Io contengo moltitudini, ultima creazione della compagnia, e primo capitolo del più ampio progetto “Io è un Altro”, indagine sul tema dell’identità. Il lavoro di Abbondanza e Bertoni attraversa spazi, luoghi e personalità di quattro esseri umani, e delle loro infinite possibilità: atteggiamenti e attitudini diversi percorrono i corpi e i volti degli interpreti, che sentono il movimento implodere in loro, senza trovare via d’uscita, dando vita a forme distopiche e irrisolte. Ansia, paura, piacere, morte e rinascita trovano spazio su una scena scarna, dove i danzatori Fabio Caputo, Filippo Porro, Sara Cavalieri e Cecilia Francesca Croce sono virtuosi protagonisti.
“Con questo spettacolo”, affermano gli autori, “vorremmo lasciare libero spazio e forma ai corpi in scena, in un flusso continuo di ‘identità’ che germogliano, sfioriscono e si incrociano, prendono contorno e contenuto per una visionaria metafora ballata del vivere”.
Gli appuntamenti di novembre in Trentino per la Compagnia si concludono al Teatro Comunale di Pergine; il 24, alle 20.45, torna in scena per il Circuito Danza del Trentino-Alto Adige uno dei lavori più acclamati da pubblico e critica degli ultimi anni: La morte e la fanciulla.
Vincitore del Premio Danza&Danza 2017, finalista ai premi Ubu come Miglior spettacolo di danza nello stesso anno, La morte e la fanciulla è il primo lavoro del progetto Poiesis, che mette al centro l’universo femminile con il lavoro che prende il nome e le musiche dal capolavoro di Schubert; poi quello maschile con Erectus; infine l’incontro tra i due mondi in Pelleas e Melisande. Il lavoro fonde coreografia e video, dove la coreografia rappresenta la fanciulla con tutta la sua energia e sensualità; lei segue la musica in una danza bruciante, che asseconda il corpo presentato nella sua essenza, nudo come si è al cospetto della morte. Il video invece riflette la visione invadente e sempre presente della morte, antagonista delle fanciulle, che restituisce una visione del contemporaneo distorto, un presente virtuale contrapposto alla fisicità della coreografia.
“Il nostro pensiero torna a posarsi sull’umano, e ciò che lo definisce: la vita e la morte, l’inizio e la fine, i miracoli della nostra esistenza”, spiegano Abbondanza e Bertoni. “Questo transitare da una forma all’altra, ha a che fare con la danza e la sua specialità nell’osservazione dei contorni delle forme nello spazio: è essa stessa un insieme di forme che appaiono e scompaiono continuamente, trovando il senso proprio nella continuità delle sue immagini. In questo lavoro”, concludono, “abbiamo desiderato che il motore primo del lavoro fosse musicale, con una composizione che aspira all’infinito e accompagna l’ascoltatore oltre un’idea razionale, verso l’ignoto e il trascendente».
Info: www.boxol.it/centrosantachiara/it
Ermanno Romanelli