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Le tante visioni di Carmen

Le tante visioni di “Carmen”nel giudizio di allievi di danza

 Per l’“Alternanza Scuola Lavoro”, studenti del Liceo Coreutico di Arezzo si sono confrontati con le tecniche di recensione di uno spettacolo del Balletto del Sud.

Nel Liceo Artistico, Coreutico, Internazionale “Piero della Francesca” di Arezzo, diretto dal Preside, il Professor Luciano Tagliaferri, le Professoresse Demy Giustarini, Laura Iacoangeli, Daniela Pascolini, per arricchire l’esperienza e motivare le capacità di giudizio di uno spettacolo, guidano gli allievi di danza in una visione critica della “Carmen”, di Fredy Franzutti, per il Balletto del Sud.

Quello che segue è il risultato, in sintesi, di un esperimento ben più ampio.

​Se pensiamo ad un ​”attacco”, in una recensione, quello di Martina Pierozzi ha un taglio molto professionale

“Uno squillo di trombe. Sipario. Luce. Musica.
L’emozione dei danzatori riflessa negli occhi del pubblico, come a voler gridare: “Si va in scena!”.
Sul palco ogni volta è come se fosse la prima, e nonostante questa produzione della Carmen abbia debuttato nel 2008, gli interpreti del Balletto del Sud hanno portato tutta la loro grinta e la loro passione al teatro Petrarca di Arezzo.
Un mosaico di ventagli sul fondale ed il sipario si apre su un’ouverture folcloristica, trasportando immediatamente il pubblico nella Spagna di fine ‘800 ed introducendo tutti i temi del balletto, quasi a rappresentare con una cartolina la Spagna vista dai francesi, senza per questo mai cadere nell’oleografico.
Notiamo fin da subito la cura profusa dal coreografo Fredy Franzutti nel dare una nuova identità ad un componimento ormai più volte proposto e rivisitato, semplicemente collocandolo nella sua epoca originale, nella sua integrità tradizionale.
A questo scopo Franzutti si è servito di immagini e bozzetti di scenografie dell’opera lirica del 1875, integrando alle musiche di Bizet brani che altri compositori francesi di fine ‘800 dedicarono alla Spagna; sono stati introdotti infatti pezzi dell’ “Espana” di Emmanuel Chabrier, dell’ “Iberia” di Isaac Albeniz e alcuni brani di Jules Massenet”.

Sintetica, essenziale, la trama del balletto nella visione di Irene Nocentini:

“Carmen“ è un balletto in costume, che nasce in Spagna, Siviglia, nei primi decenni dell’800, e riprende la novella di Mèrimèe,  è una storia d’amore travagliato tra Josè, Micaela, Tovar comandante dell’esercito, il torero Escamillo e della bella e sensuale zingara Carmen che canta e balla e seduece tutti gli uomini di Siviglia, ma che si innamorea di Escamillo. Non è però una storia a  lieto fine: infatti si conclude con la morte di Carmen per mano di Josè, accecato di gelosia, e della sua consegna alle guardie che lo chiuderanno in prigione, il tutto intervallato da tradimenti e atti sensuali, una tragedia che come ho già detto prima, si divide in  due atti e cinque scene. Oltre alla prima ballerina, che interpreta il ruolo di Carmen, ci sono il primo ballerino Carlos Montalvan Tovar , nel ruolo di Josè giovane soldato, Tsetso Isanov, primo ballerino dell’Opera di Sofia, nella parte di Escamillo il torero, Alexander Yakovlev Zuniga, capitano delle guardie e Martina Minniti che è Micaela, primo amore di Josè e naturalmente accanto a loro i solisti e i ballerini del Balletto del Sud”.

Sabrina Piteri coglie il senso profondo dell’allestimento:

L’opera “Carmen” è piena di innovazioni, primo fra tutti il soggetto che diventa simbolo della libertà di poter scegliere di chi innamorarsi, la donna sensuale e non più vittima e maltrattata dall’uomo, ma si ha anche la prima riproduzione di femminicidio, ossia la prima donna uccisa per gelosia in scena.  Queste “modernità” sono indicate da un’atmosfera ben precisa, l’uso dei costumi, i colori delle stoffe usate, le varie scenografie, le luci, la gestualità delle mani, lo stile e la tecnica appositamente scelte dal coreografo, hanno una funzione rilevanti nelle varie situazioni in cui vengono presentate, il minimo dettaglio svolge un ruolo importante nella trasmissione del messaggio. Il colore dei costumi assume un significato simbolico durante tutto lo spettacolo: inizialmente il  bianco, a sottolineare la nascita di un nuovo amore, il rosso, simbolo della passione che sboccia fino ad arrivare al nero simbolo di morte. Altro ruolo fondamentale lo assumono le scene e le luci che creano un impatto visivo immediato e significativo per la chiave di lettura del balletto”.

Si lega con pertinenza all’attualità l’intervento di Francesca Pitti:

La Carmen è un personaggio assolutamente contemporaneo, come contemporanea è purtroppo la sua morte. Oggi come allora molte donne sono vittime di femminicidio spesso causato dalla totale mancanza di accettazione da parte del partener delle loro scelte sentimentali. Josè rifiuta l’idea di essere lasciato da Carmen per un altro e per questo arriva al punto d’ucciderla. Quante Carmen ogni giorno riempiono le pagine dei nostri giornali, è un problema che riguarda il mondo maschile ma altrettanto riguarda il mondo femminile il quale spesso accetta come naturali certi comportamenti che nulla hanno a che fare con l’amore. Quest’opera ha stimolato in me molte riflessioni: il ruolo dei ballerini visto come un mezzo del racconto, l’analisi della tecnica come stimolo a migliorarmi, la complessità e l’accuratezza dei costumi e delle scene, la musica e la passione degli interpreti.

Elisabetta Poggianti analizza le valenze emozionali del balletto:  

Uno spettacolo in cui non si riesce a distogliere mai lo sguardo dai danzatori; una caratteristica molto evidente della compagnia di Franzutti sembra infatti quella della creazione dell’empatia con lo spettatore, che resta colpito da tutto ciò che appare sul palcoscenico, dalle coreografie esuberanti e piene di ritmo a quelle tragiche e ricche di pathos. Contribuiscono nell’impressionare lo spettatore anche le scenografie di Francesco Palma, che donano un aspetto curato nei dettagli e appaiono realistiche, coinvolgenti, innovative e soprattutto adatte al contesto di ogni scena; si sposano perfettamente con le luci che, in modo particolare nell’ultima scena, in cui Carmen viene uccisa, sono di un rosso tragico che rende perfettamente l’idea del momento a cui stiamo assistendo. Anche nella scena iniziale le scenografie e le luci  riescono subito a catturare il pubblico, di qualunque età esso sia. Le musiche sono di Georges Bizet, arricchite anche da alcuni inserimenti musicali di Chabrier, Albéniz e Massenet.

Puntualizzza e argomenta le proprie scelte Francesca Miscioscia:

L’idea del regista e coreografo Fredy Franzutti di riportare al giorno d’ oggi la versione quasi originale della prima rappresentazione della Carmen avvenuta nel 1875, può risultare azzardata ma allo stesso tempo funzionale. Al primo impatto le scene possono essere considerate confusionarie per gli svariati colori degli abiti, per la presenza di molti ballerini e vari oggetti, ma guardate nel loro insieme creano ai miei occhi la perfetta ambientazione. Credo che il coreografo abbia lavorato molto a questo balletto facendo anche molti sforzi nel realizzare le coreografie tenendo conto delle caratteristiche ottocentesche. Il tessuto musicale è formato da brani di diversi composotori francesi che, nello stesso periodo, hanno scritto almeno un’opera dedicata alla Spagna; questa caratteristica comune ha consentito al coreografo Franzutti di legarle bene e senza troppi problemi tra di loro. Il balletto è diviso in due atti: il primo composto da quattro scene e il secondo composto da due scene; tutte le scene si svolgono in luoghi diversi.

 

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