L’arte e la seduzione antiche ma sempre nuove di Isadora Duncan, leggendaria tersicorea americana, rivivono in due diverse iniziative, ospitate in luoghi consoni alla sua leggenda. Sabato 1 giugno, ore 18:00, al Museo Nazionale di Villa Pisani, a Stra, compresa nella città metropolitana di Venezia, l’Istituto Internazionale Isadora Duncan, con la propria ambasciatrice Sophie Eustache, presenta lo spettacolo “Isadora nella Gloria di Casa Pisani – Una Fantasia Classica”.
L’evento è a cura di Jeanne Bresciani, direttrice dell’Istituto, con le Ballerine dell’Istituto Internazionale Isadora Duncan, a New York. Il balletto si terrà nel suggestivo parco, con lo scenografico fondale delle Scuderie. In caso di maltempo lo spettacolo verrà realizzato all’interno della Gran Conserva. L’evento è offerto dall’Istituto per la promozione del Museo Nazionale di Villa Pisani (www.villapisani.beniculturali.it).
A Firenze, negli incantevoli spazi di Villa Bardini e al Museo Stefano Bardini, sino al 22 settembre, per la prima volta in Italia, l’iconografia di Isadora è protagonista di una mostra dedicata a lei e agli artisti italiani che ne hanno subito il fascino e la suggestione. L’esposizione “A passi di danza. Isadora Duncan e le arti figurative in Italia tra Ottocento e avanguardia”, a cura di Maria Flora Giubilei e Carlo Sisi, in collaborazione con Rossella Campana, Eleonora Barbara Nomellini e Patrizia Veroli, studiosa che alla Duncan ha dedicato diversi volumi e saggi in riviste. L’iniziativa è promossa da Fondazione CR Firenze e da Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron, con il patrocinio del Comune di Firenze, in collaborazione con il Museo Stefano Bardini, con l’indispensabile corredo del catalogo Polistampa, ricco di splendide immagini (www.villabardini.it).
Dipinti, sculture e documenti, fra i quali fotografie inedite, ripercorrono il legame della fondatrice della danza moderna con l’Italia, e l’influenza che ebbe nel contesto internazionale. I 175 pezzi sono esposti su due piani di Villa Bardini, una speciale sezione dedicata alle grandi sculture e dipinti è invece allestita nel Museo Stefano Bardini. Ribelle ad ogni convenzione e di forte carisma, Isadora si distinse per il suo danzare svincolata da condizionamenti sociali. Centrale ai contenuti della mostra è il tema, sul fronte della danza, della liberazione del corpo femminile da costrizioni traendo ispirazione dal mondo archeologico e classico. “È un’ottica inconsueta quella offerta dalla mostra”, afferma Umberto Tombari, presidente della Fondazione CR Firenze, “illustra in modo chiaro analogie e differenze tra balletto e danza, anche a chi si accosti per la prima volta a questo mondo. Se nel passato quello che oggi definiamo “spettacolo dal vivo” era parte integrante non solo della cultura, ma del vivere civile e della vita sociale, oggi lo è in maniera marginale, ed è proprio per questo che la Fondazione è impegnata in vari progetti legati all’incremento dei nuovi pubblici”.
“Questa esposizione”, ha dichiarato il Presidente della Fondazione Bardini e Peyron Jacopo Speranza, “è un gradito regalo che offriamo agli amanti delle arti e della danza. Uno sforzo scientifico e organizzativo non indifferente per le nostre due istituzioni, che si inserisce nel percorso di valorizzazione e, in molti casi, di conoscenza, del legame tra la nostra città e grandi figure del passato, nelle varie espressioni artistiche. Per l’occasione, collaboriamo con piacere col Museo Bardini per favorire un ‘incontro’ ancora più ampio e completo con una personalità così straordinaria”.
La mostra si apre con una nota statuetta fittile, detta “Tanagrina”, la raffigurazione di una menade che danza con un leggero peplo e sandali ai piedi, in prestito dal Museo Nazionale Archeologico di Taranto, in contrapposizione al soggetto dipinto ne “La grande Danseuse” di Federico Zandomeneghi, concesso da Palazzo Te a Mantova, in cui una ballerina si lascia ritrarre in tutù con le scarpette. Grazie ai successi ottenuti nei principali teatri di Francia, Germania, Inghilterra, Russia, e attraverso i suoi scritti, Isadora Duncan eleva la danza al ruolo di arte al pari delle altre espressioni artistiche, e la trasforma in fonte di ispirazione per pittori, scultori, musicisti. La danzatrice ebbe un’ influenza così significativa sul mondo culturale dei primi del Novecento da determinare un vero e proprio “gusto Duncan”, che si afferma proprio in quel periodo. Niente più corsetti stretti e punte di gesso, ma abiti leggeri a piedi nudi che le fanno guadagnare la fama della “danzatrice scalza” californiana. Fra gli autori che furono affascinati dalle sue movenze artistiche, e a lei si ispirarono in un vicendevole scambio di spunti, emergono il ritratto di Isadora Duncan eseguito da Eugène Carrière del Musèe D’Orsay, e tre splendidi bronzi di Antoine Bourdelle, uno dei quali esplicitamente ispirato a Isadora.
Nel salotto berlinese di Giulietta Gordigiani Mendelssohn, la soprano figlia del pittore macchiaiolo Michele Gordigiani, e moglie del banchiere collezionista d’arte Robert Von Mendelssohn, pronipote del compositore Felix von Mendelssohn, Isadora conobbe personalmente Eleonora Duse, già vista recitare a Londra nel 1899, con la quale intrattenne una profonda amicizia. In quel salotto, lo scenografo e artista Edward Gordon Craig, compagno di vita di Isadora tra il 1905 e il 1907, padre della prima figlia di Isadora, Deirdre, nata nel 1906, ebbe modo di incontrare proprio la Duse. Durante le ricerche sulla presenza di Isadora a Firenze, è stata trovata la sua firma nel libro dei soci del Gabinetto Vieusseux il 28 ottobre del 1902, testimonianza importante della sua prima presenza nel capoluogo toscano dopo un’esibizione a Trieste il 15 e il 17 ottobre. Anche a Firenze fece tre serate di spettacolo al Circolo degli Artisti, il 25, 27 e 28 ottobre, come ricorda un trafiletto de “La Nazione”, e alloggiò all’Hotel Helvetia Bristol, vicino a Palazzo Strozzi, che aveva ospitato anche Eleonora Duse e D’Annunzio prima del loro trasferimento alla Capponcina. A Firenze Isadora visitò gli Uffizi per vedere dal vero la Primavera di Botticelli, una delle sue prime e imprescindibili fonti ispiratrici, la cui immagine era appesa nella sua camera di ragazza a San Francisco. Isadora tornò a Firenze nel 1906 insieme al suo compagno Edward Gordon Craig, che scelse l’Arena Goldoni, per molti anni, come sede per la sua attività di scenografo, svolgendovi laboratori e lezioni. Craig e la Duse, grazie alla mediazione di Isadora, lavorarono insieme alla tragedia “Rosmersholmes”, rappresentata a Firenze il 5 dicembre 1906 con un allestimento d’avanguardia, molto simbolista e ai limiti dell’astrazione, che sgomberava il palcoscenico dagli allestimenti tradizionali e veristi. Eleonora Duse, pure, adattò il suo recitare alla nuova scena allestita con gli screen, mobili parallelepipedi monocromatici che arredavano la scena, indossando un abito di scena molto vicino ai pepli di Isadora, assunta a esempio anche per una diversa gestualità.
La Duncan tornò ancora in Italia nel 1912 per tre serate di spettacoli al Teatro Costanzi, il 22, 25 e 28 aprile, danzando sulle note dell’Orfeo e dell’ Ifigenia in Tauride di Gluck. Il 19 aprile 1913 una tragedia segnò inesorabilmente la vita della danzatrice: i suoi due figli Deirdre e Patrick, di 7 e 3 anni, morirono annegati nella Senna. “L’Olympe se transforme en Calvaire”, scrisse Isadora sulla magnifica fotografia che dedicò a Nomellini nel 1913: per quel terribile evento, Isadora era fuggita da Parigi, andando prima in Albania dal fratello Raymond. Di lui si espongono le tuniche ideate con tessuti da lui decorati per la “danzatrice libera” Cesarina Gurgo Salice, moglie dell’imprenditore Riccardo Gualino, animatrice di uno dei salotti culturalmente più aggiornati a Torino nei primi trent’anni del Novecento, pronta a esibirsi, con le amiche danzatrici russe, nel teatrino di casa realizzato da Felice Casorati. Isadora raggiunse anche Venezia dove avrebbe poi dovuto danzare, se l’Italia non fosse entrata in guerra, dopo il 29 maggio 1915, al Teatro della Fenice. Di particolare suggestione sono due immagini d’epoca in mostra che la ritraggono mentre corre o muove passi di danza sulla spiaggia del Lido veneziano. Sono immagini precedenti al 1913, databili forse, tra il 1903 e il 1905. E ancora a Viareggio, sul finire dell’estate, invitata dalla sua carissima Eleonora Duse, Plinio Nomellini la vide danzare sulla spiaggia e la ritrasse in numerosi disegni, 10 dei quali saranno presentati a Villa Bardini. Uno di questi dipinti, ‘Gioia’, per la prima volta dopo 30 anni, viene riunito nelle sue due parti grazie ad un prestito. La tela che raffigura la Duncan sarà esposta assieme all’ altra parte originale, raffigurante le onde del mare, e proveniente da una collezione privata. Negli anni della prima guerra, la Duncan fu invitata in Russia ad aprire una scuola di danza, ma l’esperienza non fu positiva. Vi conobbe il giovane poeta Sergej Esenin, che sposò nel 1922: un matrimonio segnato dai debiti, dall’alcool e dal suicido di Esenin. Isadora morì il 14 settembre 1927, a Nizza, strangolata dalla sua stessa sciarpa, impigliata nei raggi della ruota dell’auto su cui era salita per una passeggiata con amici.
Numerosi gli artisti che rimasero colpiti e suggestionati dalla sua esperienza artistica radicata nel mondo classico, in perfetta coincidenza con la rilettura delle opere rinascimentali più significative anche da parte di numerosi artisti italiani. In realtà il percorso, che giunge a lambire l’eredità di Isadora in alcuni importanti artisti attivi negli anni Trenta del Novecento (Raphael, Campigli, Mascherini, Cataldi), propone uno sguardo anche al mondo del Futurismo che, con Filippo Tommaso Marinetti, non mancò di dedicare attenzioni a Isadora, poi condannandola senza appello nel Manifesto della danza futurista del 1917, come esempio di sentimentalismi passatisti. Più di 70 gli artisti, tra pittori, scultori e fotografi italiani e stranieri, che costellano i momenti salienti della vicenda internazionale ed italiana di Isadora, raccontata nell’ allestimento anche attraverso un percorso suggestivo di ingrandimenti fotografici di scatti d’epoca realizzati da alcuni degli operatori più alla moda come Otto Wegener, Jean Limet e lo stesso Raymond Duncan. Si ricordano in particolare dipinti e sculture, provenienti da moltissime collezioni pubbliche e private italiane e straniere, di Auguste Rodin, Antoine Bourdelle, Eugène Carrière, Franz von Stuck, Ferdinand Hodler, Edward Gordon Craig, Leonardo Bistolfi, Edoardo Rubino, Adolfo De Carolis, Gaetano Previati, Gulio Aristide Sartorio, Plinio Nomellini, Romano Romanelli, Ercole Drei, Domenico Baccarini, Galileo Chini, Dario Viterbo, Hendrik Chrstian Andersen, Francesco Messina, Francesco Nonni, Felice Casorati, Antonio Maraini, Amleto Cataldi, Umberto Boccioni, Libero Andreotti, Giuseppe Cominetti, Thayaht, Fortunato Depero, Gino Severini, Mario Sironi, Amedeo Bocchi, Antonietta Raphael, Pericle Fazzini, Gio Ponti, Massimo Campigli, Adolfo Wildt.
In occasione della mostra sono state organizzate alcune iniziative multidisciplinari ispirate alla figura di Isadora Duncan. Alcune sono curate dal Centro Nazionale di produzione Virgilio Sieni/Accademia del gesto (www.virgiliosieni.it ). Versiliadanza, in collaborazione con il Liceo Artistico di Porta Romana e Sesto Fiorentino, ha realizzato il progetto “New style and fashion al tempo di Isadora Duncan”: un video della forte impronta dell’artista nel mondo della moda, e una installazione con musica dal vivo a cura di Luca e Andrea Serrapiglio. In quella occasione il giardino si animerà di quadri viventi con gli abiti creati dalla Sezione Design della moda, costume e tessuto, indossati dalle studentesse del liceo. Ogni sabato e domenica, inoltre, ci saranno le visite guidate alla mostra, alle 16.00 e alle 17.00 (5 euro a persona su prenotazione).
Ermanno Romanelli