Il fascino dei Ballets Russes nella mostra di Natalia Goncharova

A Palazzo Strozzi fino al 12 gennaio, in una grande retrospettiva,rivive il talento della geniale e poliedrica artista russa Natalia Goncharova.
L’affascinante ambiente dei Ballets Russes di Serge Diaghilev rivive a Firenze in una grande mostra che celebra Natalia Goncharova (1881-1962), straordinaria figura femminile delle avanguardie di primo Novecento, e collaboratrice di spicco della compagnia. La grande retrospettiva fiorentina ripropone, fra gli altri titoli, scene e costumi per Le Coq d’or e L’Oiseau de feu, immersi in quell’esplosivo colorismo che si fa interprete ideale dell’animo russo, e ripercorre la vita controcorrente dell’artista, la sua eterogenea produzione, messa a confronto con opere di celebri artisti che sono stati per lei punti di riferimento. I nomi sono quelli, fra gli altri, di Paul Gauguin, Henri Matisse, Pablo Picasso, Umberto Boccioni. L’esposizione, dal titolo “Natalia Goncharova. Una donna e le avanguardie tra Gauguin, Matisse e Picasso”, dal 28 settembre 2019 al 12 gennaio 2020, a Palazzo Strozzi, Firenze, è curata da Ludovica Sebregondi, Fondazione Palazzo Strozzi, Matthew Gale, Head of Displays e Natalia Sidlina, Curator, International Art, entrambi esperti della Tate Modern, che coproduce la mostra.

Viene sottolineata ed esaltata la poliedricità della Goncharova, tra i principali artisti dell’avanguardia russa, attiva come pittrice, costumista, illustratrice, grafica, scenografa, decoratrice, stilista, ma anche come attrice cinematografica, ballerina e performing artist ante litteram. Prima figura femminile a imporsi nel panorama internazionale, Goncharova ha vissuto per l’arte in maniera totale e anticonformista. Ha esposto nelle più importanti mostre dell’avanguardia europea, tra Monaco, Berlino, Parigi e Londra, mentre a Mosca ha partecipato a performance in cui ha sfilato nella zona più elegante della città con il volto e il corpo dipinti con immagini e frasi destinate a scandalizzare i benpensanti. Sfidando la pubblica morale è stata la prima donna ad aver esposto dipinti raffiguranti nudi femminili, e per questo accusata e processata. Per oltre cinquant’anni ha vissuto e lavorato insieme all’artista Mikail Laironov in modo libero e aperto, arrivando al matrimonio solo negli ultimi anni di vita e solo per tutelare il comune lavoro. Eroina dell’avanguardia russa ha vissuto come esule a Parigi per continuare a lavorare senza costrizioni. Attraverso la sua arte ha creato una fusione originale e potente di tradizione e innovazione, Oriente e Occidente, rendendo la propria opera un esempio unico di sperimentazione tra stili e generi artistici. Natalia ha infatti unito in maniera fortemente personale elementi iconici della tradizione popolare e religiosa russa alle istanze dell’arte moderna occidentale, passando attraverso il periodo eroico del primo Novecento, quello della Grande guerra e della Parigi degli anni Venti: dal primitivismo di Gauguin e dal cromatismo di Matisse alla forza costruttrice di Picasso, fino al dinamismo di Boccioni e Balla.

In una sorta di viaggio tra la campagna russa, dove è cresciuta, Mosca dove si è formata, e Parigi dove ha scelto di vivere, la mostra permette di raccontare la straordinaria vivacità di un’artista originale e innovativa, vera e propriaenfant terrible dell’avanguardia. Il percorso ospita 130 opere, in prestito da importanti collezioni e istituti internazionali: da musei russi quali la Galleria Tretyakov e il Museo Statale Russo di San Pietroburgo, dalle collezioni della Tate, della National Gallery, della Estorick Collection e del Victoria and Albert Museum di Londra. Tra le principali opere presenti in mostra sono lavori giovanili come l’Autoritratto con gigli gialli (1907-1908), la tela Contadini che raccolgono le mele (1911), il polittico della Mietitura (1911), e i suoi dipinti di nudi, che la portarono a processo per oscenità. Una sezione dedicata alle opere religiose accoglie tra l’altro il monumentale polittico gli Evangelisti (1911), che nel 1914 a San Pietroburgo sconvolse il pubblico e fu ritirato dalle autorità. In occasione della mostra è stato restaurato il grande paravento commissionato a Natalia nel 1927 per l’Arts Club di Chicago dalla raffinata collezionista americana Rue Winterbotham Carpenter. La mostra presenta inoltre un confronto con importanti opere di futuristi italiani, come lo studio per La città che sale, di Boccioni, e Velocità astratta – l’auto è passata, di Balla. L’accostamento tra gli studi per Dinamismo di un ciclista, di Boccioni, e il Ciclista di Goncharova permette di apprezzare analogie e differenze tra Futurismo italiano e russo, e di ripercorrere il rapporto con Marinetti e gli artisti frequentati a Roma tra 1916 e ’17. Nella sezione dedicata a questo soggiorno italiano di Natalia e Mikhail, sono inclusi due lavori riemersi recentemente: Gli Evangelisti, esposto all’epoca, da allora mai più esibito, e Il Salvatore, totalmente inedito. Donati all’amica artista boema Rougena Zátková, rappresentano una significativa testimonianza dell’uso di Natalia di donare proprie opere alle persone care.

Fotografie d’epoca illustrano la biografia di Natalia, mentre alcuni video introducono al suo mondo e alla sua epoca: la vita rurale e urbana russa prima della Rivoluzione, la religiosità ortodossa e il teatro, che le ha assicurato rapidamente fama internazionale. Anche l’allestimento della mostra rievoca le tinte forti, decise, che sono prerogativa di Natalia, utilizzando una rielaborazione grafica di motivi decorativi desunti dalle sue illustrazioni di libri, per un’immersione totale nella molteplice e spettacolare realtà dell’artista. Info: tel. 055. 26 45 155,wwwpalazzostrozzi.org
Ermanno Romanelli