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Dopo Pina Bausch, a Wuppertal il nuovo corso di Adolphe Binder

Fernando Suelz Foto @UrsulaKaufmann

Da maggio 2017, con la nomina alla direzione artistica di Adolphe Binder, il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch sembra aver trovato finalmente la persona giusta per un ritorno da protagonista della compagnia sulla scena internazionale, dopo l’increscioso avvicendamento di tre direttori (Dominique Mercy, Robert Sturm, Lutz Förster), succedutisi a ruota dopo la scomparsa della Bausch.

Grinta e molteplici competenze non sembrano mancare alla signora Binder. Nata a Brasov, in Romania, nel 1970, da famiglia di origini tedesche, è emigrata nella Germania occidentale a 9 anni. Dopo la formazione universitaria, fra germanistica e filosofia, ha maturato diverse esperienze nella comunicazione e nel marketing. In ambito teatrale è stata responsabile della danza alla Komische Oper, capo della drammaturgia per la danza alla Deutsche Oper di Berlino, e direttore artistico e Intendant al Balletto di Berlino. Nel 2011 è diventata direttore della Göteborgs Operan Danskompani, che con lei è approdata ad un nuovo e stimolante profilo, tutto votato al contemporaneo.

Giunta a Wuppertal senza nessun precedente rapporto con la Bausch e il suo mondo, per rispondere al meglio alla domanda “Cosa e come fare dopo Pina”, la Binder si è subito rivolta a due coreografi di punta del teatro di danza: il greco Dimitris Papaioannou e il norvegese Alan Lucien Øyen, ai quali ha commissionato due nuovi lavori. Dopo il debutto in maggio e giugno 2018, e presenze all’Holland Festival e a Oslo, entrambi gli allestimenti sono ora attesi ad una nuova e più importante verifica a Londra, Sadler’s Wells. Qui, dal 14 al 17 febbraio, vanno in scena “Since She”, di Papaioannou, e “Bon Voyage, Bob”, di Øyen, allestito dal 22 al 25 dello stesso mese.

Lo stile e le caratteristiche teatrali dei due lavori ricordano in qualche modo i titoli della Bausch, se non altro per la lunghezza, oltre tre ore, e per il senso del drammatico happening che li informa. Dall’uno all’altro spettacolo, si viaggia per evasioni oniriche, ricordi e coinvolgimenti personali che affiorano, “esplosioni” e intrusioni “casuali” di vari temi e personaggi, in primis una bruciante sensualità, particolarmente azzardata nel mondo di Papaioannu, devoto ad una estatica visione della nudità maschile, che si rende grande e idealizzata protagonista.

Al momento, le reazioni dei componenti la compagnia, raccolte da The Guardian, e qui trascritte, sembrano del tutto favorevoli all’ingresso, per la prima volta a Wuppertal, di altri autori e stili che non siano Bausch. “Sono passati più di dieci anni dalla morte di Pina”, ha dichiarato Julie Ann Stanzak, tra le più note veterane del gruppo, “ed ho pensato: eccoci con un nuovo coreografo, che sta facendo un nuovo lavoro nella stessa sala per le prove di Pina, ma con lo stesso senso di desiderio e ricerca. Sapevamo che la compagnia doveva e poteva evolvere, ma il mio cuore ha fatto un salto perché ho così tanto amore per il lavoro di Pina, che ho fatto per così tanti anni. Ma ho tenuto la mente aperta e Dimitris mi ha impressionato molto.  Se lui fosse stato in compagnia quando Pina era viva, e avesse proposto alcune di queste sue cose durante una improvvisazione, sono certa che Pina ce le avrebbe fatte fare. Posso immaginarlo”.

Per Nazareth Panadero, altro volto noto del gruppo, “siamo nell’universo di Pina, ma stiamo andando in una nuova direzione. Ho creato molti nuovi pezzi con Pina, e adoravo la sua operatività. Non pensavo davvero che sarebbe stato possibile entrare in un altro universo creativo, e portare con me il mio bagaglio. Ma lavorare con Alan Lucien Øyen è stato meraviglioso. Alan è così giovane e intelligente. C’è molto testo nella produzione, e molto stimolante il modo in cui è stato creato. Spesso prendeva le parole dei ballerini e aggiungeva qualcosa in più. Eddie Martinez ed io avevamo condiviso alcune parole sulle nostre madri. Alan li ha mescolati ed ha creato una nuova storia, che è anche nostra”.

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