Con Ajmone, Tansini e Giordano a Brescia una danza al femminile

My Body in solo foto di Luca Del Pia

BRESCIA – Nella Sala Palcoscenico Borsoni del Teatro Grande, a Brescia, con “La notte è il mio giorno preferito”, (9 marzo), la giovane coreografa e danzatrice Annamaria Ajmone inaugura una tre giorni tutta al femminile, dedicata alla danza italiana.

Durante la settimana, e dopo la stessa Ajmone, sono previste altre due performance: giovedì 10 con Stefania Tansini, vincitrice della sesta edizione di DNAppunti Coreografici, nello spettacolo “My body solo”; sabato 12 marzo con Raffaella Giordano, in “Celeste. Appunti per natura”.

Straordinaria interprete, e una delle più significative coreografe della scena italiana, Annamaria Ajmone è una delle coreografe italiane della nuova generazione più invitate all’estero. Vincitrice del Premio Danza&Danza 2015, realizzerà un proprio progetto coreografico al Palais de Tokyo nel 2022. Il 9 marzo Annamaria Ajmone torna al Teatro Grande per presentare il suo ultimo lavoro dedicato alla pratica animale di tracciare ed essere tracciati, di ricercare e nascondersi.

My Body in solo foto di Luca Del Pia

“La notte è il mio giorno preferito” è una riflessione sul rapporto con l’Altro attraverso una meditazione sugli animali e gli ecosistemi in cui vivono. Lo spettacolo prende spunto dalla teoria del tracciamento filosofico delineata da Baptiste Morizot nel saggio “Sur la piste animale”: l’esercizio di seguire le piste attraversate dagli animali selvatici nel tentativo di prenderne in prestito lo sguardo e intuirne le possibilità d’azione, seguendo la posizione ontologica prospettivista formulata dall’antropologo Eduardo Viveiros de Castro.

L’esperienza del tracciamento è stata resa possibile da una serie di residenze organizzate da far° Nyon sul territorio svizzero. “La notte è il mio giorno preferito” è stato immaginato e realizzato in collaborazione con Natália Trejbalová (artista visiva), Stella Succi (ricercatrice), Giulia Pastore (light designer), Jules Goldsmith (costumista), Flora Yin-Wong (sound artist). Dopo la recente presenza al Teatro India, a Roma, lo spettacolo sarà ancora al Teatro degli Atti di Rimini (31 marzo), e al FOG Triennale Milano Performing Arts (6/7 aprile).

Giovedì 10 marzo, alle ore 20.00, è la volta di “My body solo”, di e con Stefania Tansini, artista proveniente dalla nuova generazione della coreografia italiana. La giovane danzatrice, diplomata alla Scuola D’Arte Drammatica Paolo Grassi dopo gli studi di ginnastica artistica e danza classica, vanta già importanti collaborazioni con Ariella Vidach, Romeo Castellucci, Motus, Roberta Mosca, Yasmine Hugonnet, Raffaella Giordano, Michalis Theophanous, Cristina Rizzo, Jan Fabre.

My Body in solo foto di Luca Del Pia

Il delicato assolo in programma il 10 marzo si compone di elementi essenziali, secondo un percorso, intrapreso da Stefania Tansini, di messa a nudo della propria esistenza e di ricerca di autenticità attraverso il movimento. Il semplice utilizzo di tre fonti di luce, ideate da Matteo Crespi, permette alla danzatrice di muoversi in uno spazio di cui è assoluta protagonista ma che la mette in dialogo con chi la osserva e la ascolta. La coreografia infatti non prevede solo movimento e light design ma anche un suggestivo sound, pensato da Claudio Tortorici, e l’apporto vocale della stessa performer. L’esperienza solistica va così a toccare, in modo visibile e sensibile, territori collettivi del respiro e del corpo.

Nella sua scrittura compositiva, Raffaella Giordano declina, per analogia, in “Celeste. Appunti per natura” (2017), previsto sabato 12 marzo, frammenti del mondo  naturale. Il cammino si inscrive nel linguaggio del corpo, intraducibile altrimenti e l’io diventa solo il punto di origine della visione. Le prime radici di questo lavoro scivolano in un libro; l’Estate della collina, di J.A.Baker, bizzarro e misterioso scrittore inglese che racconta e descrive unicamente la natura. Il suo sguardo è posato sulla più piccola manifestazione, fino alla vertiginosa grandezza che la comprende.

My Body in solo foto di Luca Del Pia

“Cosa è natura che ama creare, dove la morte”, dice la Giordano. “Simile al confine del mondo nel centro di un paesaggio inesistente, il desiderio di creare forme. Il silenzio è denso, leggere le note di un pianoforte, in lontananza. Come i fiori nel prato, fanno capolino i temi di sempre. Il vestito come un cielo o come una terra, la campitura di colore dai contorni imprecisi, il segno di una porosità dell’anima. Caro spettatore ti dono questo mio sentiero, specchio riflesso di un canto celeste”.
Ermanno Romanelli