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Addio Micha Van Hoecke grande anima della danza

Micha van Hoecke foto Rosellina Garbo

Dal Teatro Massimo di Palermo riceviamo e pubblichiamo queste testimonianze relative alla scomparsa di Micha van Hoecke, artista e coregrafo dalle straordinarie qualità professionali e umane. Addio Micha Van Hoecke grande anima della danza.

Micha Van Hoecke, nel suo straordinario percorso, a partire dagli esordi a Parigi con la Compagnia di Roland Petit e con il Ballet du XXe siècle di Maurice Bejart, ha stretto collaborazioni con le più grandi interpreti, da Carla Fracci a Ute Lemper e Luciana Savignano, e con grandi registi come Luca Ronconi, Liliana Cavani, Claude Lelouch, Roberto De Simone. Le sue coreografie sono state presentate nei teatri e nei festival più importanti: dal Teatro dell’Opera di Roma, alla Scala di Milano, dal Teatro Massimo di Palermo al San Carlo di Napoli, al Festival di Avignone. Nel 2002, per I sette peccati capitali di Bertolt Brecht, su musiche di Kurt Weill, coprodotti dal Teatro Massimo di Palermo, riceve il Premio Danza & Danza per la migliore coreografia, e viene chiamato a realizzare le coreografie di Ifigenia in Aulide, con la direzione di Riccardo Muti, a cui lo legava un particolare sodalizio, che inaugura la stagione del Teatro alla Scala di Milano.

Micha van Hoecke e Michi Matsuse e il Corpo di Ballo del Teatro Massimo di Palermo
foto di Rosellina Garbo

“La scomparsa di Micha van Hoecke produce grande dolore in noi e in quanti lo hanno conosciuto ed apprezzato”, ha affermato Leoluca Orlando, presidente della Fondazione Teatro Massimo e Sindaco di Palermo. “Micha van Hoecke ha donato al nostro Teatro e alla nostra città la leggerezza della sua forte sensibilità artistica e la prova di una grande professionalità”.

“Micha è stato uno straordinario compagno di viaggio”, aggiunge il sovrintendente della Fondazione Teatro Massimo Francesco Giambrone. “Una personalità geniale, intelligente e generosa, dotata di un carattere fortemente riconoscibile e incredibilmente versatile. I suoi anni alla direzione del Corpo di ballo del Teatro Massimo hanno segnato un tempo di rilancio, di scommessa, di crescita fondamentale. Univa alla grandissima personalità di direttore e coreografo, innovativo e attento ai linguaggi del contemporaneo, una qualità umana di grande profondità e di tenera dolcezza. Un maestro che ha dato tantissimo al mondo della danza, che ha amato profondamente il nostro teatro, tanto da considerarlo una delle sue case artistiche più importanti. E il Teatro lo ha ricambiato con altrettanto amore e riconoscenza. Tutti noi perdiamo un amico caro e una guida affettuosa, un maestro capace di affrontare col sorriso le sfide più grandi. Oggi è un giorno molto triste per tutti noi”.

“La creatività meravigliosa e delicata di Micha van Hoecke, sensibile e potente come un volo sul mondo, restituiva nei suoi lavori un respiro di profondità e umanità”, dichiara Marco Betta, direttore artistico del Teatro Massimo. “Una visione sublime, la sua danza, con la musica in un’unica vibrazione. Il suo sorriso resta dentro. La “Dernière danse” non sarà l’ultima, caro Micha, sarà sempre tutto un danzare”.

“Ho conosciuto Micha van Hoecke solo per interposta persona: attraverso l’entusiasmo, l’affetto e la profonda stima di molti dei miei colleghi, anche illustri, verso di lui”, aggiunge Davide Bombana, direttore del Corpo di ballo del Teatro Massimo. “Dai loro commenti entusiastici trapelava un’artista di grande carisma, raffinata cultura e profondo senso del teatro. Un vero trascinatore che con il suo fascino ed energia riuscì, oltre che fondare una propria Compagnia, a realizzare innumerevoli titoli di danza con il Corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo, al quale lui era particolarmente legato. Di persone appassionate e generose l’arte della danza, per sopravvivere e continuare a fiorire, ne ha più che mai bisogno, per cui grazie Micha per l’entusiasmo e lo spirito che sei riuscito ad infondere in tutti quelli che ti hanno accostato nel tuo cammino, e nei quali la tua scomparsa lascerà un incolmabile vuoto”.

Micha van Hoecke arriva a Palermo nel 1997 come coordinatore per il ballo del Teatro Massimo di Palermo e avrà l’incarico di curare le coreografie di Aida, opera con cui il teatro riapre nel 1998.  Nel 2000 è chiamato dal sovrintendente Francesco Giambrone a ricoprire l’incarico di direttore del Corpo di ballo e coreografo principale del Teatro Massimo di Palermo, la prima volta per lui come direttore di un Corpo di ballo di una Fondazione. Tra le sue più amate coreografie di quegli anni: Les mariés de La tour Eiffel – A Paris nel 2001, Carmina Burana – Isola nel 2000, I sette peccati capitali con Ute Lemper insieme all’omaggio a Massine nel 2002, l’Histoire du Soldat al Politeama per il progetto Milloss nel 2000.

In Sicilia firmerà anche la regia e la coreografia di “le Troiane” da Euripide e Seneca, nel 1999, al Teatro Stabile di Catania e nel 2015 per il Teatro Vittorio Emanuele di Messina crea Comme un souvenir, La Pastorale di Beethoven con la collaborazione del Teatro Nazionale di Belgrado. Nel 2019 ha presentato al Teatro Massimo di Palermo la sua ultima coreografia Pink Floyd – Atom Heart Mother, in cui era affiancato dalla compagna e coreografa Miki Matsuse, un racconto autobiografico del suo arrivo a Parigi da giovane, la scoperta della libertà, anche grazie alla musica dei Pink Floyd, ma anche il rapporto con la bellissima madre, con il padre, affascinante seduttore, con la sorella gemella Marina, alla quale la creazione era dedicata.
Ermanno Romanelli

Addio all’amico Micha Van Hoecke e ad un mondo che non c’è più

Addio Micha, addio ad una figura impressa nel cuore di tutti noi che ti abbiamo voluto bene, profondamente, addio ai tanti nostri mille e mille ricordi, ancora più belli, quei ricordi, oggi che il mondo gira lento, gira a vuoto, avvolto su sé stesso, e la danza sembra andare a fondo con lui, travolta da una giostra di problemi e divieti: “questo non si può”, “questo non si deve”, “attenti a quello e a quell’altro”, “nulla è sicuro”, “non toccate e non vi toccate”, “state lontani”, e manco guardatevi negli occhi.

E invece quanto ci siamo guardati negli occhi, Micha, e quante volte sei stato abbracciato con gli occhi e con la gioia per ogni tuo debutto? Occhi pieni dell’arguzia e della malizia di un bambino, occhi conditi dalle tue risate omeriche, risate piene, avvolte e riavvolte su sé stesse, poi srotolate in un numero innumerevole di serate, di incontri che ci hanno saldato alla danza, e per la danza, con la consapevolezza, piena, di voler essere proprio lì, a Castiglioncello, o al Ravenna Festival, proprio lì, e non altrove, per condividere con te, e con i ragazzi de L’Ensemble, il piacere ebbro di una serata riuscita.  

Ma chi non c’era, e non ha condiviso, come e cosa potrà capire? Titoli e musiche e serate a cascata, anche in giro per l’Italia, dentro e fuori il Bel Paese, lasciando sempre e ovunque il marchio del tuo fare danza: libero, giocoso, nuotando dentro e fuori da ogni schema, da ogni ordinamento precostituito, con balletti realizzati nel piacere sornione e umorale da un satiro ebbro di vita, unuomo di mondo che si diverte a prendere in giro sé stesso, prima di tutto, e poi ogni altra convenzione.

La tua era, è, una danza che si faceva amare, e che abbiamo molto molto amato, in tanti. C’era, nel tuo fare, qualcosa del tocco e della sapienza del tuo Maestro per eccellenza, Maurice Béjart, che hai amato e venerato fino a quando non hai deciso di andare per la tua strada, e seguire il tuo istinto, a tua volta seguito da un gruppo di danzatori. Come ogni Maestro ti portavi dietro un nugolo di ammiratori, che avevano tutti scelto e deciso di apprezzarti malgrado tu non sia mai stato il cocco e il preferito di nessuna critichessa, sopratutto di quelle che facevano e disfacevano e decidevano carriere, facendo anche pagare il pegno della sudditanza.

Ma tu sei andato sempre per la tua strada, una strada non sempre facile, fino all’ultimo, quando la stanchezza ha preso il sopravvento. Addio Micha, ti accompagnano con mille rivoli di dolore e rimpianto e malinconia, in questi giorni già di per sé pieni di vuoti e di tristezze, per ogni dove e ogni ragione. Addio ad un amico forte e vero, sincero in tutto, un amico che lascia un grande vuoto di gioia e di calore, uno specchio di vita tradotta in danza, un vuoto che resterà incolmabile, e una danza che non sarà mai restituita, uguale, da nessun’altro, oggi come ieri.
E.R.

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