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Il ricordo di Micha van Hoecke in “Canto per un poeta innamorato”

Miki Matsuse e Rimi Cerloj foto Paolo Bonciani

CASTIGLIONCELLO – Era prevedibile che le lacrime, tante, avrebbero preso il sopravvento, dentro e fuori il palcoscenico. Ma non era immaginabile un tale flusso salino, continuo, sincero, da parte di tutti, anche dei sassi, anche  negli occhi di chi non ha conosciuto, personalmente, Micha van Hoecke (Bruxelles, 22 luglio 1944 – Castiglioncello, 7 agosto 2021).

L’omaggio che il Festival di Castiglioncello ha dedicato al coreografo e artista totale, scomparso giusto un anno fa, era di quelli che fanno memoria, nostalgia, malinconia, emozione. Nelle due serate denominate complessivamente, “Tre baci per Micha”, il rischio della commemorazione formale e della retorica si è sciolto come neve al sole, è diventato una cosa viva, di quelle che stappano i ricordi con una forza incontrollabile, e fanno solo pensare ad una assenza che non può essere recuperata né sostituita.

A Castello Pasquini, tutto è iniziato con l’omaggio che il comune di Rosignano Marittimo, con la Fondazione Armunia, gli hanno dedicato con l’intitolazione ufficiale del viale che porta al Castello da parte del Sindaco, Daniele Donati, e di Licia Montagnani, Vicesindaca e assessora alla cultura del comune di Rosignano.

foto Paolo Bonciani

In serata, “Tre baci per Micha”, con le coreografie di Micha van Hoecke e Miki Matsuse, ha visto impegnate le giovani Elisa Alfier, Chiara Camuso, Chiara Merlkoci, Caterina Spagnoli, allieve della scuola di danza Ego diretta da Patrizia Vallini. Elia Demi, Emma Gjuzi, Noemi Giovani, Maddalena Musiari, Chiara Sophie Pacchiarotti, allieve della scuola di danza Passi d’autore, diretta da Melissa Cagiada. “Folies de femmes”, titolo mai realizzato di Micha, ha visto danzare brevi assoli, molto personali, da donne che hanno condiviso con Micha un pezzo di strada: Adriana Borriello, Michela Barasciutti, Marta Capaccioli, Gloria Dorliguzzo, Miki Matsuse, Ilenia Romano, Carlotta Sagna.

A seguire, Grazia Morini, Martina Montemaggi, Agnese Nocchi, Irene Carresi, Elisa Meacci, Giorgia Gosi, allieve della scuola di danza ASD Palestra Europa Grosseto, diretta da Sarah J. Lewis. Olga Arigoni, Irene Branchesi, Giulia Ciaponi, Sofia Delfino, Agnese Fornara, Cristina Vaino, dell’ A.E.D.

Il Maestro non c’è più, lo sappiamo, la viviamo ogni giorno questa assenza. Ma una parte di quanto ha fatto e lasciato in palcoscenico si è mostrato vivo e vitale, restituito con forza e sincera adesione da un drappello di suoi danzatori e collaboratori, richiamati e organizzati in scena da Miki Matsuse van Hoecke, moglie e sodale di Micha per decenni, prodigatasi senza sosta per realizzare questo grande omaggio.

Luciana Savignano e Manuel Paruccini foto Paolo Bonciani

Particolarmente nella seconda serata, “Canto per un poeta innamorato. Dedicato a Micha”, una Produzione Ravenna Festival, dove è di scena il 21 luglio, a ore 21:00, Miki, con affetto, e caparbia ostinazione nipponica, ha messo insieme lacerti fulminanti dei suoi spettacoli e, soprattutto, delle sue canzoni, quelle che hanno segnato Micha, e lo hanno fatto sognare, nella giovinezza trascorsa in Belgio e poi in Francia.

Ed è così che il sogno, le candele e i fiammiferi accesi da un ritmo e da una melodia, sono diventati fuochi d’artificio e pretesto, per i dodici interpreti, per dare il via ad una giostra di altri fuochi. A ciascuno di loro, da soli o in diversità di gruppi, Micha ha lasciato in eredità possibilità, valenze e un intatto canestro di forme e misure, esattamente come era nel suo modo di fare teatro.

Se van Hoecke aveva, tra le altre, una capacità straordinaria, era esattamente quella di indagare e restituire senso e teatralità a motivi ben noti, se non usurati dall’ascolto, note che nelle sue mani diventavano occasione di spettacolo e brividi. Struggente il girotondo intorno ad un vecchio lampadario di Rimi Cerloj. Sulle note di “A whiter shade of pale”, dei Procol Harum, il danzatore albanese, esempio di solida virilità, già fedelmente presente accanto a Micha negli ultimi giorni di vita, ha riesumato la vana ricerca di un’anima gemella, di mille sensualità sopite e inespresse per eccesso di solitudine, in una ronda sciolta fra sé e la vuota struttura metallica. Il brano, hit degli anni ’60, era l’emblema stesso, all’epoca, di una danza consumata in coppia; mentre il mondo tutto intorno andava un po’ dove voleva, si viveva saldati in due, dondolando corpo e anima, lentamente.                

Altra solitudine, giostrata con un en plein di humour da un mirabile Manuel Paruccini, fintosi crooner anni ’50 in “Smoke get in your eyes”, dei Platters. Contornato da un gruppo di girls, Paruccini ha simulato il canto al microfono mentre il corpo aderiva in modo elastico e duttile a melodie e illusioni di una volta.

Impressionante, improvvisa, l’apparizione di Luciana Savignano, da sempre libera e luminosa come una vera stella. Tre suoi momenti in scena, gestiti come asterischi di luce, hanno ricordato a tutti che basta essere se stessi, per sempre, da sempre, e sommare esperienze di un tempo lunghissimo, per lasciar fluire carisma dal “semplice” ricamo aereo delle braccia, da un port de bras che vola per sue intime ragioni in ogni direzione, e diventa presenza, incanto, dono soprannaturale straordinario.  

La densa fisicità di Yoko Wakabayashi ha trovato spazio e restituito mistero sulla voce di Maria Callas, nell’aria “L’altra notte in fondo al mare”, dal “Mefistofele” di Boito. Un gioco di vedo e non vedo, simulato a tratti in un lungo telo nero agito come un sipario attraverso il palcoscenico, era l’ennesima conferma della sovrana capacità di Micha di dare senso, necessità e bellezza ad ogni corpo in scena, indipendentemente da criteri tradizionali.

Nei diciannove brani che si sono sciolti a ventaglio, ciascuno ha dato e trovato del suo. È giusto ricordare ancora Viola Cecchini, Chiara Nicastro, Giorgia Massaro, Francesca De Lorenzi, Martina Cicognani, Marta Capaccioli, Gloria Dorliguzzo.     Compresa tra loro, la grande e non dimentica Catherine Pantigny, “Ati”, farfalla dalle ali ferite, rivista in un breve video, scomparsa anche lei poco dopo Micha, nell’agosto del 2021. Altre lacrime, altri ricordi di magia e talento, che non potranno mai essere rimpiazzati.

Non è finita perché la giostra dei ricordi per Micha si rinnova con “Shine Pink Floyd Moon”, su coreografia e regia di Micha, in scena giovedì 28 luglio, ore 21:30, in Piazza dei Cavalieri, a Pisa, una produzione Daniele Cipriani Entertainement per il Verdi d’Estate – Teatro di Pisa.  Ermanno Romanelli

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